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La “notte prima degli esami” dello scrittore Paolo Di Paolo

Abbiamo chiesto al celebre scrittore di raccontarci le sensazioni e l'emozione della vigilia del suo esame di maturità

Sono in treno, nei sedili accanto ci sono una madre e una figlia. La figlia dorme. La mamma compulsa un bignamino di temi svolti. Sottolinea – a uso della figlia addormentata – le frasi che potranno tornarle utili domattina. Santi genitori! Lei non sembra preoccupata.

La sua notte prima sarà serena. E d’altra parte anche io, molto più che la notte prima, mi ricordo la notte dopo. Che è stata peggio, perché mi aspettava la versione di latino. Il tema di italiano era ciò che mi spaventava meno, benché da poco fosse entrata in vigore la nuova formula. Saggio breve, articolo di giornale. Scelsi il secondo, “poeti e paesaggio natio”. Ero un adolescente “lirico”, mi convinse.

Andò bene. D’altra parte, la stampella la fornivano – e la forniscono tuttora – testi e immagini di varia natura. Bastava – basta ancora – tessere un filo, trovare una strada personale fra qualche paletto predefinito. Vietato farsi prendere dal panico, almeno per l’italiano. Scrivere non è facile, ma nemmeno impossibile. Se dovessi dare un consiglio – il più semplice in assoluto – sarebbe: fidatevi anche di quello che pensate. Non del sentito dire, se si tratta di un tema di attualità, o di quello che supponete si debba dire. Vale naturalmente per le tracce di attualità, di ambito artistico letterario e di ambito sociale. Fine del vademecum.

Quanto a me, alla mia maturità 2002, ricordo soprattutto quel senso di vertigine, nuovo, di fronte alla “fine di qualcosa”. Come ogni fine, era anche un inizio. Mi piacerebbe essere ancora lì, il pomeriggio dopo il tema, o dopo la versione di latino. Non per nostalgia, no. Ma per sentire ancora intatte e praticabili tutte le possibilità.

La maturità è tutto, ripeteva Pavese – e non pensava all’esame. In verità, essere un po’ meno che maturi – non dico tanto: appena un po’ meno, appena un po’ prima – è forse il segreto per non smettere di crescere.

 

Paolo Di Paolo

Photocredit: Roberto Campanaro

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