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“Dalla parte delle viole”, un romanzo storico molto poetico

La nostra lettrice Mia delle Cave ha recensito per voi "Dalla parte delle viole" di Mario Visone

Ho letto ed apprezzato con favore nuovo “Dalla parte delle viole” il primo romanzo dell”autore napoletano Mario Visone. Pubblicato dalla casa editrice indipendente Homo scrivens, il romanzo narra la storia di un anarchico italiano, aspirante suicida, che accorre in Spagna per vendicare la morte del poeta Federico Garcia Lorca assassinato dalla mano della Falange franchista. Uno spunto storico che fa da sfondo ad un modo di raccontare che è l”architrave portante del romanzo legato a doppio nodo alla splendida tradizione italiana del romanzo storico, rimasto orfano del grande Tabucchi. Proprio a lui ed alle sue figure retoriche oltre che a Pasolini, Moravia e all”ultimo Calvino, Visone sembra aspirare fin dalle prime pagine estremamente poetiche e fitte.

“Fino a quando saremo costretti a scegliere di stare dalla parte delle viole o dalla parte di chi le trancia, saremo sempre dalla parte delle viole”. In questa frase c”è tutta l”essenza del romanzo “Dalla parte delle viole” di Mario Visone, il cui protagonista è il giovane Guido Santandrea, anarchico per amore, che arrivato in Spagna si unisce al POUM di Granada. Qui intraprende un”azione non violenta di spionaggio e cospirazione dentro le atmosfere cupe della guerra civile, segnate da delazione e sospetto. Guido non spara, non ammazza, non stupra, ma medita, ascolta, si innamora di una donna e, più generalmente, della vita da lui sempre negata. La guerra combattuta da Guido non ha nulla di violento, non ha ideologie a cui obbedire: è pura rivendicazione del bello contro l”orrore di una politica che riduce l”armonia della vita a sterili categorie (fascista/stalinista; rosso/nero; torto/ragione).

Il libro fa del protagonista un perfetto antieroe di una poetica antitetica rispetto a quella dannunziana degli anni 20 e 30 del Novecento. Lo studio di base del romanzo, da solo, varrebbe un premio per la costanza e lo studio matto e disperatissimo che ha sicuramente richiesto. Lo stile della scrittura rispecchia questo punto di vista rigoroso: il lessico è ricercato ma mai ampolloso; i periodi articolati ma mai ridondanti; i dialoghi che potrebbero sembrare alla volte superficiali e/o banali rispecchiano invece, fedelmente, il linguaggio del 1937, anno in cui è ambientato il racconto. Inoltre, ulteriore nota al merito, Visone non cede mai alla tentazione di enfatizzare i toni della sua opera col turpiloquio tipico dei racconti di guerra, non rubando mai la scena ai suoi personaggi per autocompiacersi. In definitiva, ha una cura del linguaggio in perfetta sintonia con l”estetica del romanzo.

Meravigliosamente inserita nel racconto è la chiosa dedicata a Gramsci di cui viene riportata integralmente l”ultima lettera indirizzata alla madre poco prima della morte. “Dalla parte delle viole” è oggettivamente un libro non convenzionale. Un libro che non ha paura di essere di parte. Un libro che propone un messaggio antico di libertà e di solidarietà, un libro che, come afferma Simone Lenzi, vincitore del Premio Tenco 2014, autore della prefazione al volume, ” può servirci da viatico in questo oscuro cammino che abbiamo davanti agli occhi”.

Mia delle Cave

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