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Umberto Eco, chi raccoglierà il suo testimone di intellettuale cosmopolita?

Le riflessioni dello scrittore Paolo Di Paolo dopo la morte di Umberto Eco, uno degli intellettuali italiani più influenti del nostro tempo

Umberto Eco era un personaggio eclettico: saldava saperi e competenze diversi. E’ stato un medievista di rango che ha cominciato il suo percorso studiando Tommaso d’Aquino, un critico letterario che ha spiegato le poetiche di Joyce come pochi altri in Italia, è arrivato ad aprire orizzonti di semiotica ed interpretazione testuale in anni in cui tutto era pioneristico, e che si affacciava al mondo della comunicazione e dei nuovi mezzi, in particolare la televisione, e negli ultimi decenni anche quella web.

Tutto questo, mescolato attraverso una capacità di scrittura trasparente, brillante, ironica. Una via di mezzo tra un divulgatore di straordinaria cultura e un accademico senza la polvere degli accademici. E’ questo l’aspetto più interessante di Eco. Ciò che mi preoccupa è che nessuno sembra avvicinarsi a questo modo di essere intellettuale, ovvero al fatto di intendere il sapere, come ha sottolineato Baricco, non come qualcosa che sta all’interno di un tabernacolo, ma come uno spazio da esplorare.

La sua fama di romanziere è legata a “Il nome della rosa”, ma secondo me uno dei suoi libri più interessanti è l’autobiografico “La misteriosa fiamma della regina Loana”. E in ogni caso, più che il narratore, mi interessa la sua eredità di intellettuale. Non mi pare che nessuno abbia voglia di raccogliere la sfida di essere in quel modo, in un tempo in cui essere intellettuali sembra una parolaccia. Questa sfida di intellettuale rinascimentale trapiantato nella contemporaneità mi sembra la grande sfida che lui lascia. La capacità anche di mostrare una curiosità onnivora ed affacciarsi a qualunque finestra.

Oltretutto, Umberto Eco è l’unico intellettuale, dopo Calvino, che si è veramente proiettato verso una platea internazionale, e ha influenzato la cultura fuori dall’America. Nell’ultimo romanzo dello scrittore statunitense Jeffrey Eugenides “La trama del matrimonio”, la protagonista, Madeleine, sta preparando una tesi di laurea sul romanzo di Jane Austen e, tra le letture che la folgorano, c’è appunto la saggistica di Umberto Eco. Ciò fa capire che tipo di varco ha aperto nella cultura americana che, dalla prospettiva nostra europea, è la più difficilmente permeabile. Detto ciò, non mi pare ci sia niente all’orizzonte: non stiamo producendo niente che possa avvicinarsi a quel modo di essere intellettuali italiani nel mondo, con uno sguardo cosmopolita ma senza mai perdere la propria specificità e l’interesse verso il proprio Paese.

 Paolo Di Paolo (testo raccolto da Salvatore Galeone) 

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