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Sindone: studio italiano conferma la presenza di sangue

A distanza di un mese, un nuovo studio scientifico italiano sulla Sindone di Torino conferma la presenza di sangue sul telo

MILANO – Lo studio italiano pubblicato sulla rivista Applied Optics e coordinato da Paolo Di Lazzaro, dell’Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia ha ribaltato le conclusioni dello studio che solo un mese fa aveva rivelato che almeno la metà delle macchie sulla Sindone erano false.

Le verità sulla Sindone

Sembrerebbe che il sangue sul telo appartenga a qualcuno che prima del decesso è stato torturato. Nel sangue del telo è presente la metaemoglobina, il che “conferma che si tratta di sangue antico, come avevano dimostrato anche altre ricerche negli anni ’80 che avevano individuato composti tipici del sangue come il siero e grandi quantità di bilirubina”, ha affermato Di Lazzaro. Un altro obiettivo dello studio era quello di capire perché il sangue sulla Sindone sia rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico e ormai ossidato. La soluzione è arrivata dopo uno studio di 4 anni nel quale è stato usato un sangue compatibile con quello della Sindone (con grandi dosi di bilirubina). In seguito il telo di lino con il sangue è stato sottoposto ai raggi di luce ultravioletta ed è stato confermato che quest’ultima e la bilirubina alterano il colore delle macchie del sangue.

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La Sindone  avvolta nel mistero

Al centro di controversie e analizzata innumerevoli volte, la Sindone è la reliquia più visitata al mondo. È custodita da 500 anni nel Duomo di Torino, in una teca di conservazione che la protegge dagli sguardi curiosi dei turisti. La storiografia data la sua prima apparizione intorno alla metà del 1300, del periodo precedente i pareri sono discordanti.  Secondo la tradizione cattolica la doppia immagine impressa “in negativo” sul tessuto di lino apparterrebbe a Gesù, eppure le recenti scoperte hanno avvolto ancora di più nel mistero il lenzuolo più famoso del mondo.

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