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L’immigrazione e la difficoltà di trovare la chiave di lettura giusta

C'è chi è a favore dell'accoglienza, chi è contrario, chi pensa che l'intervento dell'Europa debba essere direttamente in Africa e chi no. Non c'è un'opinione giusta

MILANO – Di immigrazione se ne parla tutti i giorni. Se ne è parlato tanto ma quasi o nulla si è fatto fino ad adesso per fermare questa ecatombe. Nonostante gli sbarchi nel 2016 siano stati inferiori rispetto a quelli dell’anno precedente, il numero delle vittime è lo stesso. Secondo quanto ha affermato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) tra il settembre 2015 e il settembre 2016 siano state 4.176 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. In media, 11 tra uomini, donne e bambini sono morti ogni giorno negli ultimi dodici mesi.

LA PROTESTA DI FERRARA – Chi riesce a sopravvivere spera di trovare in Europa pace e benessere, ma questi sogni sono quasi sempre delusi. Si trova di fronte un’Europa ottusa, incapace di prendersi la responsabilità di quello che sta succedendo. Poi le persone protestano a Ferrara perché non vogliono ospitare a Gorino e nella vicina Goro dodici profughe (di cui una incinta), ma il vero problema non sono i ferraresi. Sembra uno scontro tra vittime, tutti vedono i propri sogni infrangersi.

QUALUNQUE POSIZIONE SUL TEMA E’ SBAGLIATA – C’è chi è a favore dell’accoglienza, chi è contrario, chi pensa che l’intervento dell’Europa debba essere direttamente in Africa e chi ritiene che un comportamento del genere sia imperialistico. Sul tema dell’immigrazione ogni posizione è sbagliata, non esiste una soluzione, un modo veloce e chiaro per risolvere la situazione. Ci sono soltanto migliaia di persone che vengono portate da una parte all’altra dell’Europa e centinaia di migliaia di persone costrette ad accogliere, cosa che spesso hanno fatto al massimo delle loro possibilità. L’Italia, per quanto ha potuto, ha dato il benvenuto agli immigrati. Basti pensare a una personalità come quella di Pietro Bartolo, che da anni cura a Lampedusa tutti coloro che arrivano sull’isola. Ma la realtà è sempre più complessa di quanto siamo in grado di comprendere. Perché qualcosa cambi non basta che si muova un individuo. E nemmeno una città o una nazione, ma serve un’Europa unita, determinata e capace di guardare oltre quella fila di numeri che, per quanto importante, va a formare soltanto il bilancio, al quale non corrisponde sempre il benessere della gente.

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