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Dedica a Pordenone, Yasmine Khadra riceve il premio “Una vita per la scrittura”

"Per lo sguardo etico su aspetti problematici della contemporaneità" lo scrittore franco-algerino ha ricevuto l'ambito riconoscimento

PORDENONE – “Oltre che per la bellezza singolare della scrittura, l’opera di Yasmina Khadra si segnala per lo sguardo etico su aspetti problematici della contemporaneità, in particolare su conflitti e derive sociali che hanno come esito la negazione della dignità individuale e la disumanità. I romanzi di Khadra rappresentano per il lettore un’opportunità per riflettere sulla complessità del mondo attuale e, insieme, un forte richiamo all’urgenza di recuperare i valori dell’umanesimo civile”. Con questa motivazione, martedi 8 marzo, è stato assegnato a Yasmina Khadra, nell’ambito del festival Dedica 2016, il Premio FriulAdria “Una vita per la scrittura”. A consegnare allo scrittore algerino il premio è stato il direttore generale dell’istituto di credito sponsor del festival, Roberto Ghisellini, in apertura dell’incontro su “ La religione come ideologia”, al quale sono intervenuti, con Khadra, Renzo Guolo ( che insegna Sociologia dell’Islam all’Università di Padova ) e Paolo Branca, docente di Lingua e Letteratura Araba e di Islamistica alla Cattolica di Milano. A moderare l’incontro il giornalista Alessandro Mezzena Lona.


Il CORANO, PUNTI DI RIFERIMENTO OBBLIGATORIO E DISTORTO – Il punto di partenza è il testo sacro dell’Islam: il Corano: “Per chi semina terrore il Corano è solo un pretesto”, dice Yasmina Khadra, che sottolinea poi come gli atti terroristici succedutisi in Occidente siano opera di “individui che seguono un’ideologia settaria, che non rappresenta la religione musulmana”. Dalla voce di chi ben conosce il fondamentalismo, un monito a non identificare il terrorismo pseudo-religioso con l’islam. Ma come nasce l’uso distorto della religione che caratterizza il cosiddetto islamismo radicale? Quali i riferimenti ideologici?   La discussione prende avvio dal ruolo della religione in uno scenario geopolitico complesso e mai come in questo momento tormentato:il Mediterraneo, un tempo solido mare nostrum, sembra oggi invece dividere e allontanare storie, popoli e orizzonti futuri. Un divario che sembra nascere dalla religione, le cui problematiche complesse spesso sfuggono all’Occidente. Un Occidente concreto e pragmatico, secondo Khadra, ma anche incerto sul da farsi.

 

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L’INTERVENTO IN LIBIA – Prova di tale insufficienza è l’incertezza su un intervento militare italiano in Libia, dato per certo fino a qualche giorno fa e ora ritrattato, almeno in parte, dal Governo italiano. “ Non servono – ha detto Khadra- armi e medici, anziché truppe – ha detto Khadra – perché la Libia ha già tutte queste cose , quello che manca al paese a a chi lo governa è invece la capacità di superare una crisi che ha assunto dimensioni fuori controllo”. E qui entra in gioco la conoscenza del territorio “ Capisco – spiega lo scrittore algerino – la difficoltà nel chiedere aiuto : è un mondo beduino, fiero come i beduini sanno essere, una fierezza che non lo porterà mai ad ammettere le proprie debolezze. Ma se è certo che non riusciranno a fare niente contro il terrorismo armato, è altrettanto certo che ogni minuti di inerzia va solo a tutto beneficio dell’Isis e a danno della Libia, dell’Africa intera e dell’Europa”. Un mondo che l’Italia conosceva bene in passato e che ora non comprende più .” Una terra dalla quale – spiega Guolo- siamo fuori da tantissimo tempo, anche se nel frattempo abbiamo mantenuto alcuni rapporti economici. Il lungo dominio di Gheddafi, e i cinque anni di guerra civile seguiti alla sua deposizione, hanno drasticamente cambiato il panorama, che si è rapidamente feudalizzato e che ha interesse a rimanere in questa situazione per il guadagno immediato che ne deriva. Nel considerare che il nemico sia soltanto uno, l’Isis o il Daesh, commetteremmo lo stesso errore che commettiamo in Siria. In realtà i contendenti sono diversi, gli interessi sono molteplici e noi occidentali guardiamo le cose con un occhio distorto” . Masse di disperati si stanno riversando verso l’Europa. Se crolla il mondo arabo, che è sempre stato un filtro tra l’Africa e l’Occidente, il flusso di queste migrazioni aumenterà ancora. “Dobbiamo chiederci se vogliamo davvero costruire il futuro, o se siamo in grado solo di distruggerlo”, la conclusione su cui convergono Khadra, Branca e Guolo.

 

Alessandra Pavan

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