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Bologna, la biblioteca universitaria da luogo di cultura a luogo di violenza

Una biblioteca universitaria è prima di tutto un luogo in cui gli studenti possono avere accesso ai libri di tutti e un luogo dove è possibile studiare

MILANO – Una biblioteca universitaria è prima di tutto un luogo in cui gli studenti possono avere accesso ai libri di tutti e un luogo dove è possibile studiare. Se viene a perdere uno di questi elementi smette di essere una biblioteca. Nel corso degli anni la biblioteca ha prolungato fino alle 24 l’orario di apertura, grazie al lavoro di alcuni custodi (per lo più studenti). Ma quando il personale se ne va, i locali della biblioteca “diventano terra di nessuno”, secondo quanto ha raccontato Emilia Garuti al “Corriere della Sera“. Diventa così impossibile studiare proprio nel luogo creato a quel fine. “I bagni vengono usati come luoghi di spaccio o per drogarsi – ha raccontato Emilia – più volte sono state trovate siringhe usate e i servizi sono rimasti chiusi per giorni. I borseggi e i furti sono all’ordine del giorno, i materiali della biblioteca danneggiati, persino i libri”.

I TORNELLI DELLA DISCORDIA – Quando l’università, resasi conto della situazione, ha deciso di installare dei tornelli all’ingresso della biblioteca è scoppiata la rivolta. Per entrare bastava avere un badge, ma gli studenti radunatisi intorno al Collettivo Universitario Autonomo non hanno gradito il gesto dell’università, considerandolo, come hanno scritto sul sito del collettivo, “un immaginario di blindatura che ricorda molto più una banca che un’aula studio”. Così i tornelli sono stati smontati con la forza dagli studenti e il rettore dell’università ha chiamato la polizia perché sgomberasse i locali dai manifestanti. Gli scontri che sono seguiti sono stati nei giorni scorsi sotto gli occhi di tutti.

LA REAZIONE DI EMILIA GARUTI – “Anche noi studenti avremmo fatto a meno di vedere i poliziotti fare irruzione — commenta l’accaduto Emilia Garuti, bibliotecaria e frequentatrice della biblioteca, che non ha avuto paura di dire la sua — ma al punto a cui eravamo giunti, che alternative c’erano? I collettivi ci dicono che deve essere garantito il diritto allo studio, ma loro sono i primi a negarcelo, impedendoci l’uso della biblioteca, spaccando tavoli e strappando i libri che altri hanno contribuito a pagare. Troppo comodo criticare i tornelli e le misure di sicurezza appellandosi a principi astratti. Calatevi nella realtà e poi ne riparliamo”.  Dopo la presa di posizione di Emilia, il collettivo ha portato avanti un attacco personale contro di lei, minacciandola e postando sui social la foto della studentessa 22enne. Attorno a lei, però, si è raccolta la solidarietà di chi considera le proteste degli studenti ingiustificate e i loro comportamenti deplorevoli.

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