Sei qui: Home » Libri » Zygmund Bauman ”I giovani di oggi sono una ‘generazione senza tutto’, figlia della società liquida”

Zygmund Bauman ”I giovani di oggi sono una ‘generazione senza tutto’, figlia della società liquida”

Insicurezza, solitudine e inadeguatezza: queste le tre parole chiave con le quali il sociologo Zygmunt Bauman, ha sintetizzato la crisi del tempo presente nella lectio magistralis “Genitori e figli"

GORIZIA – Insicurezza, solitudine e inadeguatezza: queste le tre parole chiave con le quali il sociologo Zygmunt Bauman ha sintetizzato la crisi del tempo presente nella lectio magistralis – “Genitori e figli, allora e oggi: un paradigma in cambiamento, la condizione dei giovani oggi” – che ha inaugurato a Gorizia la XI edizione di èStoria, dedicata ai Giovani.

 

FUTURO IGNOTO – Baumann ha iniziato la sua lezione, spiegando come oggi sia venuta meno la naturale “ tensione”  che è sempre esistita tra le generazione dei padri e quella dei figli, intenti da sempre a riprodurre o quanto meno a partire dall’ eredità paterna. La vitalità e la spinta propulsiva erano evidenti già dai nomi dati ai giovani nati dal dopoguerra in poi- baby boom, ad esempio, “quando oggi invece le nuove generazioni – ha sottolineato Baumann- vengono definite con delle lettere, x o y, ignoti matematici che stanno a indicare proprio l’ignoto di un futuro che non risponde più alle potenzialità impiegate dai singoli individui”.

 

LA DISSOLUZIONE DEI VALORI CARDINE DELLA FAMIGLIA – La crisi economica è iniziata con il crollo dei mutui subprime e ha portato con sé la dissoluzione dei valori cardine della società, come il senso di appartenenza alla società e alla famiglia in primis. “ Lo indica – chiarisce Bauman – il dato, ad esempio, secondo il quale è calata del 40 per cento la percentuale delle famiglie negli Stati Uniti che condividono almeno un pasto al giorno” . E oggi la famiglia  non è più neanche in grado di assicurare ai propri figli un aiuto nel momento in cui questi si affacciano nel mondo del lavoro. Da qui il senso di incertezza e anche di paura delle giovani generazioni per le quali non vale più quanto diceva Sartre: “ Il segreto del successo sta nell’avere un progetto di vita e poi seguire le istruzioni”.  Questo oggi però non è più possibile e la disillusione e il senso di impotenza che ne derivano accentuano il senso di solitudine che è naturalmente insito in ciascuno di noi e soprattutto nei giovani, consapevoli  di non poter impiegare nel mercato del lavoro il loro talento e le loro potenzialità. “ Il marketing – spiega il sociologo polacco – ha saputo capitalizzare questa debolezza fin dai tempi del walkman lanciato sul mercato con lo slogan “ mai più da soli” e da lì è stata una corsa inarrestabile a proporre dei surrogati della collettività”.

 

DALLA CONNETTIVITA’ ALLA CONNETTIVITA’ – Questa corsa ha subito una forte impennata con la nascita di Internet e dei social media che hanno semplicemente nascosto, ma non risolto il senso di impotenza, inadeguatezza e soprattutto di esclusione dei giovani. Anche a livello lessicale si è passati dal parlare di disoccupazione che sottintende un elemento di speranza a definizione come esubero, che sottolinea invece un destino peggiore, cioè la mancanza assoluta di opportunità di impiego: “Se fino a qualche anno fa chi perdeva il posto di lavoro era un disoccupato, in qualche modo vittima del mercato – chiarisce Bauman – , oggi lo stesso viene chiamato esubero, il che sta a significare non utilizzabile, neanche degno di essere trattato come merce di scambio”. Una condizione umiliante, a cui si cerca rimedio rifugiandosi nella tana dei social media, dove il senso della collettività è stato sostituito da una comunità fittizia e falsamente accomodante, che se rende immuni dalle pressioni del contesto in cui si vive  , rende altresì incapace di gestirle una volta che  ci si trova inevitabilmente a doverle affrontare nella realtà.

Alessandra Pavan

© Riproduzione Riservata