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Stefano Bartezzaghi, “Le parole seguono regole segrete, da scoprire”

A Pordenonelegge, il noto giornalista e scrittore, esperto ed appassionato di giochi linguistici, ha presentato il suo ultimo libro "Parole in gioco"

PORDENONE – Medusa imbecille pizzicotto scampolo sono le quattro parole che Albus Silente dice a Harry Potter. E sono proprio queste quattro parole in senso letterale che fanno da fil rouge all’incontro con Stefano Bartezzaghi a Pordenonelegge, dove presenta il suo ultimo libro Parole in gioco, edito da Bompiani.

IL LIBRO – Un titolo che anagrammato risulta  poco originale, se si mettono in successione le iniziali delle parole che lo formano, invece,  si rimanda  a pig maiale, il che nel vissuto dell’autore porta  a Pig Pen, il bambino dei Peanuts che non si lava mai e vive in una nuvola di sporco: quando viene ripulito da sua madre per partecipare a una festa, non viene fatto entrare perché nessuno lo riconosce, lindo, pettinato e ben vestito come non lo si è mai visto prima. Ma pig pen significa anche recinto per maiali, che a sua volta è un gioco di parole su Big Ben, il nomignolo del proverbiale orologio del Palazzo di Westminster.  Il libro si divide in tre parti. La prima, come suggerisce il titolo Racconto, avvicina gradevolmente il lettore ai temi della parola e del gioco in maniera discorsiva, senza cedere a tecnicismi. La parte centrale, Fenomeni, illustra e organizza secondo alcuni principi di base l’eterogeneità dei giochi, dall’invenzione linguistica fino agli schemi enigmistici. La terza parte è invece teorica, attraverso opportuni strumenti di analisi, nella prospettiva di una semiotica dei giochi linguistici, ma sempre con un’esposizione accessibile anche ai lettori non esperti della materia.

GIOCHI LINGUISTICI ALDILA’ DELLE REGOLE – Ma il libro in questo incontro è uno solo uno spunto per giocare con le parole attraverso anagrammi, calembour, tautogrammi, poesia metasemantica, parole macedonia, aneddoti che spaziano da Flaiano a Rodari, da Marcello Marchesi a Corrado Tedeschi, fondatore del Net, nuova enigmistica tascabile. “I giochi linguistici sviluppano – dice l’autore – apparati di regole, rituali di gioco, raffinatezze e capziosità, che a volte li hanno fatti sembrare degni di istituzioni di tipo olimpico o altrimenti di considerazione estetica. A volte le parole giocano tra loro però molto prima che qualsiasi regola ne disciplini le regole.” Ecco perché piacciono ai bambini che si perdono e ridono nel labirinto in cui il linguaggio si insinua e disorienta. Da adulti, come avverte Freud a proposito del lapsus, è più difficile lasciarsi andare e si vuole sempre trovare un sovrasenso, in più, attraverso i giochi di parole,  si fuggono le regole della conversazione perchè si spezza il ritmo serio: basta che si crei un contesto adeguato, e pronunciare una parola come “torpedone” è già giocare. “Con il tempo – dice Bartezzaghi – ho scoperto che il gioco che mi interessa di più è questo: il gioco inavvertito della parola che pare libera e segue sue regole segrete, da scoprire”.

GLI “SCAMPOLI DELEL PAROLE” – Dopo Medusa collegata allo stupore dell’inventiva linguistica, ad imbecille che non dà costruzione a un discorso di senso a pizzicotto perchè i giochi di parole da adulti hanno più successo se sono mordaci per prendersi gioco di qualcuno,  si arriva infine a scampolo, la parola estratta dal contesto;  e per chiudere Bartezzaghi propone un esercizio di scrittura letteraria “vincolata” sulla scorta della lezione di Umberto Eco, suo mentore, che aveva proposto un riassunto di Pinocchio costituito solo da parole inizianti con P.

 

Alessandra Pavan

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