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Sofia Viscardi, “La parola è lo strumento migliore per comunicare le emozioni”

A Tempo di Libri, In occasione dell’uscita dell’ultimo libro “Abbastanza”, abbiamo intervistato la giovane e talentuosa Sofia Viscardi

MILANO –  Sofia Viscardi ha solo 18 anni, ma è già uno dei volti più conosciuti tra le adolescenti. Diventata famosa grazie al suo canale youtube, Sofia si è già cimentata precedentemente con la scrittura: nel 2016, tramite la Mondadori, ha pubblicato Succede che ha riscosso un grande successo.  A febbraio, sempre con la Mondadori, ha pubblicato “Abbastanza” e, in occasione della Fiera Tempo di Libri, abbiamo incontrato la giovane autrice.

 

Come mai hai deciso di scrivere i libri?

Avendo la possibilità di esprimermi ed essendo una persona che ama comunicare, mi sono approcciata a quelli che erano i mezzi più facili: Ho iniziato a pubblicare tanti video e tramite i social network che avevo a disposizione. Poi il ritorno alla carta è avvenuto in maniera altrettanto semplice e spontanea: ho sempre scritto, mi è sempre piaciuto scrivere e trovo che ogni mezzo soddisfi delle necessità differenti. Ho deciso quindi di utilizzare il mezzo che considero più efficiente, più intimo, più sincero e più diretto, nonostante io non scriva di racconti autobiografici, per comunicare le emozioni. È bello anche farsi portavoce di esperienze altrui inventate o prendendo spunto dalla vita quotidiana e non parlare soltanto in modo autobiografico.

 

“Abbastanza”, perché questo titolo?

Parlando con l’editore stavamo scegliendo quale titolo mettere. Alla proposta “Abbastanza” ho subito trovato una efficacia grandiosa, ti arriva in modo immediato. “Succede”, invece, è stato una parola molto adatta alla mia generazione perché un sacco di cose succedono quando hai sedici anni… inoltre è un termine che viene spesso utilizzato per sdrammatizzare. La parola singola arriva tantissimo, tanto che tutti la utilizzano. Con “Abbastanza” ho voluto continuare su questa linea perché mi è piaciuta tantissima l’idea di una parola che arriva al punto e che può essere utilizzata nel quotidiano. Inoltre è un tributo a mio papà, perché è una sua citazione “Abbastanza bello”, è una persona che non si sbilancia mai troppo.

 

In “Abbastanza” c’è un personaggio a cui ti senti affine?

Diciamo di sì e no… nel senso che, diversamente da “Succede” in cui mi rivedo meno, in “Abbastanza” ho voluto raccontarmi di più e quindi i quattro protagonisti rappresentano quattro parti diverse dal mio carattere, ugualmente presenti dentro di me; dopodiché ho aggiunti molto di inventato e enfatizzato. Diciamo che tutti quanti sono io, ma allo stesso tempo nessuno sono io. Non mi ritrovo assolutamente in nessuno di loro, però in tutti quanti c’è tantissimo di me.

 

Nel libro è tanto presente Milano, qual è il tuo rapporto con questa città?

Sono molto felice di essere nata e cresciuta in questa città che è giovane, accogliente, veloce. ma che ti offre la possibilità di goderti le cose. Ma la cosa più importante è che funziona; ad esempio io sono innamorata follemente di Roma, ma in quella città non riesco a viverci. Quando mi trovo lì percepisco subito la differenza rispetto a Milano.

 

Come ti vedi tra cinque anni?

Mi piacerebbe aver finito l’Università, avere le idee più chiare di adesso. Non sono ignara di cosa voglio nel futuro, ma allo stesso tempo non ho neanche un punto: però sono felice di non averlo, vorrei essere sempre così, senza avere un punto fermo. So che a un verto punto voglio diventare mamma, ma non voglio avere uno scopo perché voglio poter essere libera di scoprire e conoscere sempre. Sicuramente voglio continuare a comunicare tanto, perché mi fa stare bene, perché è quello che penso sia la mia vocazione, adattandomi ai mezzi di comunicazione che ci saranno.

 

C’è un personaggio a cui ti ispiri?

Jennifer Egan sicuramente nella scrittura dell’ultimo libro oserei dire che mi ha dato tanto.

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