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Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi

Settantotto anni fa moriva lo scienziato considerato "padre della psicoanalisi", a cui dobbiamo tesi e concetti che ci sono ancora molto familiari

MILANO – Sigmund Freud, neurologo e fondatore della psicoanalisi, ancora oggi uno dei rami più importanti della psicologia, nacque il 6 maggio di 162 anni fa a Freiberg. Nel corso della sua lunga carriera, Freud elaborò la sua teoria filosofica e scientifica secondo cui i processi psichici inconsci influenzano in modo determinante il pensiero, il comportamento e le interazioni tra le persone.

LA VITA – Sigismund Freud nacque il 6 maggio del 1856 in una famiglia di origini ebraiche. Il padre, che era un commerciante di lana, si trasferì pochi anni dopo a Vienna, dove Freud proseguì i propri studi, seppure con qualche difficoltà legata all’antisemitismo in città, e nel 1877 decise di abbreviare il proprio nome in Sigmund. Sperimentò su se stesso la cocaina, ancora poco conosciuta, e si convinse che avesse pochi effetti collaterali, tanto da utilizzarla in alternativa alla morfina. I suoi studi sulla sostanza furono messi in discussione, soprattutto quando si evidenziò il problema della dipendenza da cocaina, più marcata di quella da morfina, a seguito dei quali Freud accantonò i suoi esperimenti.Nel 1886 si sposò con Martha Bernays, dopo anni di rinvii del matrimonio, e nel 1887 Freud ebbe la prima figlia, Mathilde, cui sarebbe seguita la nascita di altri cinque figli.

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L’INTERESSE PER IL SOGNO – A fine Ottocento, l’interesse per l’ipnosi fu sostituito da quello per l’analisi dei sogni, che gettò le basi per le seguenti teorie freudiane legate alla psicoanalisi. Benché ne avesse esplorato le potenzialità già in precedenza, Sigmund Freud parlò per la prima volta in modo formalizzato della psicoanalisi solo nel 1896, in due articoli in cui descriveva i trattamenti terapeutici e il modo in cui aveva portato avanti le sue ricerche in tema, nate da quelle effettuate da Breuer. Freud nel 1909 fu invitato negli Stati Uniti per illustrate il suo metodo, tenendo un ciclo di conferenze che lo avrebbero reso molto conosciuto, benché in Europa ci fossero ancora forti critiche nei confronti delle sue teorie, ritenute ossessionate dal sesso e dalle perversioni. Nel 1933, in seguito alla nascita del regime nazista, per Sigmund Freud le origini ebraiche della sua famiglia divennero un problema. Le sue ricerche e i suoi saggi furono messi al bando, la sua famiglia iniziò a subire vessazioni da parte della Gestapo, la polizia politica nazista, e la situazione divenne tale da consigliare un esilio volontario a Londra. Alla sofferenza per l’abbandono di Vienna si unirono le difficoltà dovute a un tumore alla bocca, che comportò l’asportazione della mascella, ma non lo fece desistere dal fumo quotidiano di sigari. Freud morì il 23 settembre 1939, nei giorni precedenti d’accordo con la figlia Anna aveva chiesto al medico che lo aveva in cura di aumentare la dose di antidolorifici per alleviare le sue sofferenze: morì nel sonno indotto dalla morfina.

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