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Roselina Salemi, ”Ecco perché una donna decide di tenere, o lasciare, il proprio marito”

La giornalista e scrittrice siciliana è autrice del libro "I mariti inutili", un "corso femminile di sopravvivenza alla vita di coppia" scritto insieme alla giornalista Januaria Piromallo

MILANO – Perché si resta insieme? Perché ci si molla?  A queste domande ha provato a rispondere Roselina Salemi, giornalista, scrittrice siciliana nonché grande appassionata di letteratura, all’interno del libro “I mariti inutili“, un “corso femminile di sopravvivenza alla vita di coppia” scritto insieme alla giornalista Januaria Piromallo. Ecco l’intervista all’autrice.

 

Come nasce l’idea di scrivere a 4 mani con Januaria Piromallo questo libro dedicato ai “mariti inutili”?

In realtà non volevamo scrivere un libro a quattro mani. Volevamo soltanto raccogliere impressioni e lamentazioni varie che erano un po’ nell’aria da segnalare in uno dei tanti appuntamenti dedicati agli stili di vita (tipo la Ventisettesima Ora). Ma è venuto fuori così tanto materiale che, in pratica, il libro si è scritto da solo anche se eravamo in due. La parte iniziale FPMI (Fidanzati Potenziali Mariti Inutili) è arrivata, del tutto inaspettata dalle amiche di mia figlia. A un certo punto ci siamo fermate. Non siamo psicologhe né sociologhe, non pretendiamo di rivelare chissà quale Verità. Abbiamo semplicemente dato un nome a una sensazione diffusa, a una domanda inquietante. serve ancora un marito? Anche se la risposta l’ha già data Gloria Steinem ( “Una donna ha bisogno di un uomo quanto un pesce di una bicicletta”) la questione è davvero complessa. Noi donne siamo pesci che amano moltissimo le biciclette.
All’interno della storia di Maria Luce, quanto c’è di “fiction” e quanto frutto della vostra esperienza?

Come nel film di Sorrentino (Loro e Loro 2) è tutto vero e tutto falso. Per quanto mi riguarda, gli elementi autobiografici sono davvero pochi e non rintracciabili. Li riconoscerà soltanto qualcuno che mi conosce molto bene (non più di cinque persone). Nel caso di Januaria qualcosina di autofiction c’è, però Maria Luce non è lei. La protagonista è una somma di persone. Le cose strambe e buffe che lei fa (tipo seguire un corso da geisha a Londra per riconquistare il marito) sono pezzi di vita. Qualcuna ci ha provato davvero. Come i corsi di burlesque e pola dance, l’autocritica spietata, i tentativi di “ringiovanire”, la tentazione del toy boy. C’è un universo femminile disorientato, deluso, eppure vitale, pieno di slanci, indomabile. Questo ci è piaciuto molto e ci siamo divertite a raccontarlo. L’ironia ci salverà.

 

Quante “Maria Luce”, a tuo parere, ci sono in Italia? Quante si accorgono di avere un “marito inutile” in età avanzata?

Le Maria Luce sono tante, una bella fetta di donne sposate da almeno dieci anni che si interrogano sull’amore (il loro e quello del compagno). Non c’è un’età per lasciarsi e ogni storia è diversa, ma alcune costanti esistono. Uomini che si innamorano di una ragazza con venti, anche trenta anni meno (penso a Vincent Cassel e Tina Kounakey), uomini che hanno bisogno di wife throphy come affermazione di sé,  uomini che con il Viagra riescono a prolungare l’efficienza (penso al film “Giovane e bella “di Ozon) ed esorcizzano la paura di morire con una nuova storia d’amore. Un tempo le mogli resistevano al tradimento e al disincanto; oggi, se se lo possono permettere economicamente mollano il compagno. Januaria dice che la nostra è una generazione di vaffanculiste. Forse ha ragione.

 

A tuo parere, cosa può spingere una donna a restare con un “marito inutile” e cosa invece può spingere a cambiare la propria vita?

Perché si resta insieme? Per paura. Per convenienza. Per lo status. Per i figli. Perché non sai più come si fa a cominciare un’altra storia. Perché cinicamente pensi che gli uomini siano tutti uguali. Perché sei ancora un esemplare di quelle che “il matrimonio va salvato”. Perché non vuoi ammettere la sconfitta. Sei affezionata non a Lui, ma all’idea che avevi di Lui. Perché ci si molla? Per le ragioni opposte. Non c’è convenienza, lo status non vale l’umiliazione, i maltrattamenti anche psicologici, i figli sono grandi, sei convinta di avere ancora dei margini, hai fiducia nella possibilità di un incontro, oppure pensi che sola è meglio (quando si è male accompagnate).

 

Infine, ti chiediamo 5 segnali o caratteristiche che fanno presagire di avere a che fare con FPMI (fidanzati potenziali mariti inutili)?

Per gli FPMI, ecco un condensato di segnali per riconoscerlo:

1.   Dopo neanche un mese che vi frequentate, quando siete poco più che estranei, si dichiara follemente innamorato e disegna un futuro con te. Poi, però, sa a stento il tuo secondo nome (ah, hai pure un secondo nome? Che roba arcaica), per non parlare del nome del tuo cane (ah, perché hai anche un cane? Pensavo un criceto).
2.   Vuole andare a convivere perché in stanza non ci stanno più i suoi preziosi oggetti (volante e pedali per play station, un tapis roulant rotto che tanto non ha mai usato e qualche altra cianfrusaglia) ed è un bilocale in due è più gestibile economicamente.
Anziché affaticarvi a recuperare la legna per il vostro camino (se non ce l’avete, immaginatelo), bruciate tutti i citati preziosi oggetti che lo spingono verso questo passo importante. Quindi verificate in seguito se il desiderio di convivenza è stato compromesso.
3.   Ti dice che è una tranquilla cena con il padre quando il sottofondo della telefonata è un chiassoso clima di gioia e festa, con schiamazzi femminili ben distinguibili e vicini al suo orecchio. Pretendete di parlare con il padre, ponendo domande personali (altrimenti il FPMI è capacissimo di passarvi una persona a caso nel locale che gli reggerà il gioco, perché si sa, la solidarietà maschile fa questo e altro).
4.   Ti dice che sei bassa, grassa e che non ti stima particolarmente, ma tutto sommato ehi, non sei così male nel complesso, non buttarti giù. Lo fai stare bene!
Escogitate qualcosa che lo faccia stare male, molto male.
5.   Se un altro maschio ti si avvicina e tu rispondi alla domanda posta, magari persino accompagnandola con un accenno di sorriso, ti dice che sei “troppo estroversa” e che “così l’hai invogliato a provarci”.
Ignoratelo e approfondite la conoscenza con lo sventurato che vi ha rivolto la parola.

 

fotocredits: Gianmarco Chieregato

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