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Roberto Saviano, “I ragazzi combattono con le armi e il mondo politico non si interessa”

Un Teatro Carcano tutto esaurito ha accolto Roberto Saviano, protagonista con Chiara Gamberale e Pif dell’incontro all’incontro del programma di BookCity

MILANO – “C’è un Paese in guerra, ragazzi che combattono con bombe a mano e AK-47 e il mondo politico non si interessa”. Un Teatro Carcano tutto esaurito ha accolto Roberto Saviano, protagonista con Chiara Gamberale e Pif dell’incontro all’incontro del programma di BookCity dedicato all’ultima opera dell’autore, “La paranza dei bambini”, in 4 giorni già in testa alle classifiche di vendita.

L’ESISTENZA DEL FUTURO – Protagonisti del libro i cosiddetti “paranzini”, esponenti della criminalità adolescenziale che caratterizzano diversi paesi del napoletano. Cosa è il futuro per loro? “E’ inesistente – afferma Saviano – per loro esiste solo il presente. E’ tutto come un post, esiste subito, non viene riletto. L’unica rivoluzione in cui credono è quella dei soldi facili, da ottenere istantaneamente, senza temporeggiare o in prospettiva”. Perché non esiste il futuro per i paranzini? “Non credono al talento o all’impegno, In certe realtà si pensa che ce la fai è perché hai avuto un aiuto o hai fregato gli altri. I loro punti di riferimento sono gente come Dan Bilzerian che esibisce spreco di soldi ed armi. Se guadagni con il tuo talento, onestamente, sei pieno di haters. I paranzini ragionano così: a me fai bene ti voglio bene; a me fai male, ti sparo”.

LA MAMMA – Intorno al mondo dei paranzini, esiste una figura chiave densa di significati, la mamma. “La madre è tutto per loro, dicono “adda murì mammà” per giurare sulla cosa più importante per loro. La madre è la figura a cui loro tengono di più. Essi sono ferocissimi e romanticissimi, passano da valori ancestrali ad assenza totale di valori. La donna può ricalibrare il sistema dei valori. La madre è l’origine del grande male, o della possibilità di mutarlo”. Di cosa hanno paura i paranzini? “La prima loro paura è quella di essere poveri, non contare niente. Un’altra paura è quella di non essere curati. Hanno un’ossessione per la loro estetica: vogliono essere sempre abbronzati, sempre depilati”.

L’ADOLESCENZA DI SAVIANO – A conclusione dell’incontro, Chiara Gamberale rivolge a Roberto Saviano una domanda diversa dalle solite, alla quale lo stesso autore trova difficile trovare una risposta. “Come eri da ragazzo?” “Da piccolo ero un ragazzo diviso in due, come sempre quando cresci in quelle realtà: da una parte ero cresciuto in una famiglia che mi ha sempre protetto e preservato da certi pericoli, dall’altro avevo un’assoluta consuetudine, ad esempio, con le armi: non le usavo, ma c’erano intorno a me. Ho avuto un’educazione borghese: leggevo molti libri, mia madre e mia zia mi incitavano ad uscire, ad andare in giro con il motorino. Non volevo far parte di certi luoghi, ma capitava di assistere o vedere morti in strada. Quando capitava, mi sentivo adulto, guardavo tutti i dettagli: il viso dolorante, il colore della pelle ingiallita. Quando ti manca la possibilità di avere una vita normale, sviluppi maggiormente i tuoi sensi”.

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