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Premio Strega 2018, trionfa Helena Janeczek

La scrittrice Helena Janeczek si aggiudica il Premio Strega 2018 con il suo libro "La ragazza con la Leica", edito da Guanda

MILANO – Il Premio Strega torna a tingersi di rosa. La scrittrice Helena Janeczek si aggiudica il Premio Strega 2018 con il romanzo “La ragazza con la Leica“, edito da Guanda. La scrittrice italo-tedesca trionfa con 196 voti. Al secondo posto Marco Balzano, autore del libro “Resto qui“, con 144 voti.

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Helena Janeczek

Helena Janeczek (1964) è nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da oltre trent’anni. Ha esordito con una raccolta di poesie, Ins Freie, edita da Suhrkamp nel 1989. Nel 1997 pubblica con Mondadori, Lezioni di tenebra, la sua prima opera di narrativa in italiano. Il libro, oggi disponibile in una nuova edizione per i tipi di Guanda, affronta a partire dall’esperienza autobiografica, il tema della trasmissione di madre in figlia di una memoria tabù segnata dalla deportazione della madre a Auschwitz. Vince il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Berto, riceve elogi importanti da scrittori come Lalla Romano e Erri de Luca. Segue Cibo (Mondadori, 2002), mosaico romanzesco di storie che indagano il rapporto, felice o problematico, di donne (e uomini) con il cibo, il corpo e i desideri e le memorie che vi si intrecciano. Nel 2012 è stato ripubblicato Bloody Cow (Il Saggiatore), pamphlet visionario sulla “Mucca Pazza” e tributo a Claire Atkinson, una ragazza inglese vegetariana tra le prime vittime del morbo. La ragazza con la Leica (Guanda, 2017) è il suo terzo romanzo, con il quale è entrata nella cinquina finalista del Premio Strega 2018.

 

La ragazza con la Leica

1° agosto 1937, una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa morta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnatoa usare Leica e poi erano partiti assieme per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa. Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto nei tempi più duri a Parigi, dopo la fuga dalla Germania. Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli aveva preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda Taro rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista; Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà, sono scintille capaci di riaccendersi a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si risentano per tutt’altro motivo, a dare avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, di cui Gerda Taro è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

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