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Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, perché non tutti sono d’accordo con la scelta

Tra coloro che non sono d'accordo con l'assegnazione del premio al cantautore americano c'è Francesco Giubilei, direttore di Historica edizioni. Ecco il suo intervento

MILANO – La scelta di assegnare il Premio Nobel per la Letteratura 2016 al cantautore e compositore statunitense Bob Dylan, ha spiazzato tutti, addetti ai lavori e non, raccogliendo pareri positivi e negativi in merito alla scelta da parte dell’Accademia di Svezia. Tra coloro che non giudicano un buon segnale per il mondo letterario l’assegnazione del premio non ad uno “scrittore puro” c’è Francesco Giubilei, direttore editoriale di Historica edizioni. Poco fa vi abbiamo spiegato perché la celebre “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan è da considerarsi una poesia. Di seguito, vi abbiamo voluto accogliere il punto di vista del giovane editore Giubilei, meritevole di riflessione.

 

L’assegnazione del Premio Nobel a Bob Dylan conferma il complesso di inferiorità culturale che vive la letteratura nella nostra epoca, si premia un musicista e non uno scrittore continuando a preferire l’intrattenimento piuttosto che il valore dei libri e della produzione letteraria di un autore.

Non si mette in discussione il valore di Bob Dylan come musicista bensì quello di scrittore. A Stoccolma si assegna il Premio Nobel per la Letteratura, non per la musica, l’arte, il cinema o il teatro.

La scelta di Dylan esprime un’altra tendenza in atto nell’epoca contemporanea: quella al relativismo. Con una scelta di questo genere si abbattono le barriere tra le varie arti e ambiti culturali che non devono essere interpretate necessariamente come un fattore negativo bensì come una garanzia alla qualità e selezione.

Il rinascimento è finito da tempo e, salvo rarissimi casi, uno stesso artista non può essere allo stesso tempo un grande musicista e uno scrittore di alto livello. È il caso di Bob Dylan che non si è distinto nella sua carriera per il valore dei libri pubblicati bensì per le qualità musicali.

Assegnare il Premio Nobel per la letteratura a un musicista è perciò una scelta ingiusta nei confronti delle decine di letterati e scrittori di valore che esistono in tutto il mondo.

L’impressione è che, da qualche anno a questa parte, le scelte dell’Accademia Svedese siano dettate, più che dal valore degli autori o delle opere premiate, da scelte destinate a far discutere e creare dibattito. D’altronde, nella società dello spettacolo, per citare Guy Debord, è più importante l’apparire che l’essere e assegnare il Nobel a una star come Bob Dylan è una scelta mediaticamente più centrata rispetto ad altri scrittori che, nonostante l’indubbio valore della loro produzione letteraria, non hanno lo stesso appeal di Dylan.

Concetti espressi da Mario Vargas Llosa, giustamente nominato Premio Nobel per la letteratura nel 2010, in un libro straordinario come La civiltà dello spettacolo in cui attacca la banalizzazione della letteratura in atto nei nostri giorni e il trionfo dell’intrattenimento.

Lo scrittore peruviano, autore del capolavoro La zia Julia e lo scribacchino, punta il dito contro la tendenza sempre più diffusa a far prevalere un modello di cultura pop a discapito dei contenuti e della qualità.

 

Francesco Giubilei

@francescogiub

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