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E’ possibile amarsi senza farsi male?

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la psicologa Nives Favero propone l’analisi di una società in cui gli uomini hanno risposte distruttive

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la psicologa Nives Favero propone l’analisi di una società in cui spesso gli uomini hanno risposte distruttive e non evolute. Nives Favero, psicologa, psicoterapeuta e pedagogista, è autrice del saggio “Amare senza farsi male” (Terra Nuova Edizioni), appena uscito in libreria.

In una società che si pensava più consapevole e matura, crescono invece i casi di violenza sulle donne? Perchè?

Se parto dalla mia formazione di psicologa posso dire che l’umanità si trova in una situazione molto difficile, perché la società, l’economia, la tecnologia e i rapporti tra i sessi negli ultimi due secoli stanno cambiando in maniera vertiginosa, ma la nostra psiche non è strutturata in modo da armonizzarsi completamente con tutti questi mutamenti in un tempo così veloce. Il nostro cervello è strutturato in più livelli evolutivi, coesistono capacità di apprendimento, di creatività straordinarie così come rigidi comportamenti istintuali che condividiamo con i rettili e con i mammiferi. È come se dovessimo fare un viaggio intercontinentale, spostandoci contemporaneamente in aereo, in nave e in treno, ma anche a piedi e a nuoto! Stiamo affrontando un’enorme complessità. Una delle condizioni più stressanti per l’essere umano è la gestione della propria impotenza. Come spiego nel mio libro, gli uomini violenti non riescono ad avere una risposta evoluta e costruttiva all’impotenza che provano quando sono rifiutati definitivamente dalla partner che credevano loro e attuano le più istintive risposte arcaiche e distruttive per recuperare un senso di potere sulla realtà.

Tornano ad emergere con forza stereotipi e pregiudizi radicati profondamente e che sono sempre stati parte dei modus educandi. Perché?

Tutti i nostri modi di sentire, di pensare e di comportarci sono memorizzati e come incisi nel nostro cervello e più sono antichi più è facile che si manifestino.  Di fronte ai problemi dell’esistenza l’essere umano risponde con due modalità fondamentali: modificando se stesso e modificando la realtà.  Per questo, se il nuovo ci disorienta e ci sentiamo in difficoltà ad adattarci, è molto probabile che cerchiamo di far regredire la realtà, di farla tornare indietro a forme più conosciute, in modo da sentirci capaci di gestirla.

È proprio vero che la soluzione al problema sta nella “parità” e quindi, per come la si è sempre intesa, nell’avvicinare e assimilare la donna al “modello maschile”? O c’è una via più centrata, più adeguata, che garantisce la piena dignità alla donna come donna, non come “copia” dell’uomo?

La maggior parte dell’apprendimento avviene per  “prove ed errori” in un continuo processo di tentativi, verifica dei risultati e correzione del tiro. La donna ha sofferto e soffre ancora oggi, così tanto, dell’umiliazione di essere stata considerata inferiore che è naturale che i primi passi del movimento femminista abbiano spinto nella direzione di dimostrare di essere uguali agli uomini adottandone i modelli. Credo che dobbiamo avere una immensa gratitudine per tutte quelle donne che hanno lottato e speso la loro vita per rompere con quest’ordine millenario. Ma oggi, con  l’esperienza che è stata maturata in questi decenni da tutte le donne consapevoli, ma anche dopo la tragedia di due guerre mondiali, del nazismo, la tenacia del razzismo, si sta amplificando la coscienza di tutta la drammatica violenza e sopraffazione che si perpetua tra classi sociali, nei confronti dei bambini, della natura e stiamo capendo che il rifiuto dell’ingiustizia, dello sfruttamento, del potere violento dell’uomo deve assumere posizioni che trascendono le situazioni specifiche. Oggi  possiamo rifiutare ogni comportamento che danneggi la vita nostra e del pianeta, chiunque ne sia portatore.

C’è una via d’uscita nell’amore? E se sì, in quale amore?

Come spiego bene nel mio libro, la via d’uscita è l’amore maturo, consapevole. Un sentimento profondo che deriva dalla certezza che non possa esserci una vera felicità personale se è ottenuta a scapito della sofferenza di altri. Riguardo alla tragica inimicizia tra donne e uomini, credo che invertire la rotta e perseguire il sogno di una alleanza autentica fondata sulla comprensione e la stima delle diverse qualità di cui siamo portatori, significa costruire una realtà dal valore inestimabile.  Non credo ci sia nessuna altra strada che l’amore per dare valore all’esistenza e credo che, anche se con immensa fatica, stiamo andando in questa direzione.

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