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I passi finali più belli della letteratura

Il finale di una storia è sempre un addio, ma a volte può essere un addio piacevole. Ecco di seguito quali sono le nostre otto conclusioni preferite in letteratura

MILANO – In passato vi abbiamo parlato dei migliori incipit della letteratura. Oggi è il turno dei finali: concludere un bel libro è sempre un piccolo dolore, ma i finali di certe storie sono addolcite dalla bellezza delle frasi conclusive. Certo, il finale di una storia è sempre un addio, ma a volte può essere un addio piacevole. Ecco di seguito quali sono i passi finali più belli della letteratura.

 

“Così continuiamo a remare , barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.”
Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby

 

“Tutte le correzioni di Enid erano state inutili. Era testardo come il giorno in cui l’aveva incontrato. E tuttavia quando morì, dopo averlo baciato sulla fronte ed essere uscita con Denise e Gary nella tiepida notte di primavera, Enid sentì che niente poteva più uccidere la sua speranza, niente. Aveva settantacinque anni e intendeva cambiare alcune cose nella sua vita.”
Jonathan Franzen, Le correzioni

 

“Alzai il capo. L’orizzonte era sbarrato verso il largo da un nero banco di nubi, e quella tranquilla corrente, che conduceva ai più remoti confini della terra, scorreva via fosca sotto un cielo aggrondato; e pareva conducesse entro il cuore di una tenebra immensa.”
Joseph Conrad, Cuore di tenebra

 

“Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni, come Papillon, con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare: ‘Maledetti bastardi, sono ancora vivo!’.”
Roberto Saviano, Gomorra

 

“Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta.”
Alessandro Manzoni, I promessi sposi

 

“Ecco è l’ordigno che crea lo squilibrio, la malattia, con l’annullamento delle leggi di Natura. Forse attraverso una catastrofe prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo inventerà un esplosivo incomparabile e un altro uomo più malato ruberà tale esplosivo e si arrampicherà al centro della Terra, dove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udirà e la Terra, ritornata alla sua forma nebulosa, errerà nei cieli, priva di parassiti e di malattie.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno

 

“Quali che siano stati i nostri conflitti e i nostri trionfi, per quanto indelebile sia il segno che questi abbiano potuto lasciare su di noi, finiscono sempre per stemperarsi come una tinta ad acquerello su un foglio di carta.”
Arthur Golden, Memorie di una geisha

 

“Fu subito portato via dalle onde e si perse, nell’oscurità e nella distanza.”
Mary Shelley, Frankenstein

 

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