Sei qui: Home » Libri » Maria Pia Ammirati, “E’ importante parlare dei fatti storici più recenti agli studenti”

Maria Pia Ammirati, “E’ importante parlare dei fatti storici più recenti agli studenti”

In uscita a luglio, "Due mogli" ultimo romanzo della scrittrice e giornalista Maria Pia Ammirati sulla strage di Bologna

MILANO – Maria Pia Ammirati è una giornalista e scrittrice che vive a Roma. “Due mogli” è il suo ultimo romanzo, in uscita a Luglio, e ha una polifonia insita. A parlare sono diverse voci e diversi personaggi e tutti sono accomunati da una cosa: le loro storie si svolgono tutte il 2 agosto 1980, il giorno della Strage di Bologna.
Maria Pia Ammirati non è nuova a tematiche sensibili e rilevanti ma, indubbiamente raccontare una delle tragedie più consistenti del dopo-guerra italiano richiede una certa consapevolezza nonché responsabilità.

 

Perché ha deciso di parlare proprio del 2 agosto 1980?

Il 2 agosto 1980 è una data importante del nostro Paese,  ognuno di noi ha fissato nella memoria quella giornata  al punto che ognuno di noi ricorda esattamente cosa stava facendo quella mattina quando arrivò la notizia dello scoppio della stazione. La strage di Bologna è la più efferata azione di terrorismo italiano dal dopoguerra ad oggi, chiude in qualche maniera gli anni di piombo e quindi un lungo decennio di stragismo e depistaggi,  ed apre agli anni ottanta che ribaltano completamente il modo di vivere degli italiani  aprendo alla cosiddetta epoca dell’edonismo. Un fatto che anche per me, allora adolescente di provincia, fu decisivo, una sorta di battesimo della realtà che si salda con una serie di fatti privati, quindi di spunti autobiografici, che utilizzo nel romanzo.

Le “Due mogli” del titolo sono molto diverse tra loro; chi e/o cosa rappresentano?

Rappresentano le donne di quell’epoca, donne in mezzo al guado per usare una metafora plastica, nate negli anni quaranta, non ancora davvero emancipate, non femministe, impantanate ancora in ruoli molto definiti come quelli di mogli e madri di famiglia. Insomma una generazione di mezzo tra donne subalterne e donne pronte al grande salto verso la  completa emancipazione. Diverse tra loro perché diversamente guardano alla vita e al futuro, e perché il mondo femminile è pieno di sfaccettature. Sono le nostre madri, diverse dalle loro madri, diverse da noi

Ha sempre parlato di tematiche molto complesse, attuali ed emozionanti; ci sono libri e/o autori che la ispirano in tal senso?

Sono sempre stata una onnivora lettrice che con il tempo ha selezionato molto : grandi classici da Kafka a Beckett, con una predilezione per la nostra linea espressionista con Carlo Emilio Gadda, scrittori contemporanei come Agota Kristof e Philippe Roth. E poi  grandi critici da Cesare Segre a Gianfranco Contini, Giacomo Debenedetti a Roland Barthes,

Quanto è importante, a suo parere, trattare questo genere di fatti storici al giorno d’oggi? E quanto, invece, è importante parlare di famiglia?

Fatti storici a noi così vicini sono importanti per vari motivi: uno sicuramente perché una storia recente va ancora esplorata, indagata e scoperta. Poi perché parlando con i ragazzi, in particolare studenti, mi sono accorta della grande curiosità che hanno verso fatti così clamorosi e cruciali per il Paese che loro non hanno vissuto e che non vengono affrontati a scuola. La famiglia resta un grande tema, oserei dire un tema sempre più  importante proprio in tempi in cui la famiglia sembra in liquidazione. È  per me un grande campo d’indagine lo sviluppo di relazioni e dinamiche tra mogli e mariti, tra figli e genitori, un luogo che può essere magico e infernale allo stesso tempo e che è sempre in mutamento.  A differenza del grande romanzo borghese, che per più di un secolo ha illustrato e narrato nascita e declino delle grandi famiglie, il mio obiettivo si avvicina molto alla microstoria dei personaggi, una sorta di attenzione e ossessione per i particolari banali che però creano la storia o cambiano all’improvviso i destini dei protagonisti

© Riproduzione Riservata