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Luca Sofri, “Acculturarsi non significa soltanto leggere un libro”

Intervista al celebre scrittore giornalista e blogger, dal 2012 direttore artistico del FLA – Festival di Libri e Altrecose, la manifestazione che dal 9 al 12 novembre si tiene a Pescara

MILANO – Per aumentare i lettori, occorre prendere atto dei fallimenti legati alle campagne di promozione della lettura realizzate finora e capire in cosa si è sbagliato e ripensarle completamente. Parola di Luca Sofri, celebre scrittore giornalista e blogger, dal 2012 direttore artistico del FLA – Festival di Libri e Altrecose, la manifestazione che per quattro giorni, dal 9 al 12 novembre, tornerà a coinvolgere la città di Pescara con in programma diversi eventi incentrati su musica e street art, cinema e serie TV, teatro, fumetti, fotografia e da quest’anno street food. Abbiamo chiesto al direttore artistico le novità di questa edizione e, in generale, cosa occorre fare per promuovere in maniera efficace i libri e la cultura.

 

Come nasce la tua collaborazione con il Festival Libri e altre cose?

Il festival si tiene da oltre 15 anni, ed io ne sono direttore artistico dal 2012. L’anno prima fui invitato a presentare un mio libro e fu un’esperienza molto piacevole ed accogliente, e l’anno seguente gli organizzatori mi chiesero di occuparmi di una sezione più dedicata all’attualità. Coinvolsi quindi alcuni miei colleghi giornalisti per discutere di ciò che accadeva d’attualità.

 

Cosa lo distingue rispetto alle altre manifestazioni letterarie che si tengono in Italia?

A distinguere questo Festival è intanto la sua collocazione geografica: i maggiori si tengono nel centro nord Italia, dall’Emilia in giù i festival rilevanti di cui si parla sono pochi. Man mano che il Festival di Pescara è cresciuto, è iniziato a diventare un’opportunità per avere incontri, personaggi, mettere in piedi confronti su temi culturali anche in questa regione d’Italia.

Altro cosa che distinguere questo Festival è la scelta di non tematizzarlo. Anzi, abbiamo deciso di mantenere un’inclinazione molto aperta rispetto ai temi ed i contenuti, rendendolo un Festival che possa accogliere progetti di qualità di ogni genere. Non abbiamo voluto dargli una specializzazione, abbiamo deciso che il Festival fosse un contenitore dentro il quale ci potessero stare molte più cose diverse, sempre di qualità.

 

Quali sono le principali novità di questa edizione 2017?

In 5 anni il Festival è cresciuto molto in termini di ospiti e contenuti, cosa di cui siamo molto soddisfatti. Dopo il Ministro della cultura ed il Presidente del Consiglio, quest’anno il Festival verrà inaugurato dal Presidente del Senato. Alla luce di tutto ciò, quest’anno abbiamo allestito nuove partnership come quelle con Radio Deejay ed Il Post. Abbiamo allargato la manifestazione ad ospiti ed autori stranieri: quest’anno abbiamo l’entomologo svedese Fredrik Sjöberg di Iperborea. Lavoriamo ancora molto sulla varietà e quantità degli appuntamenti, considerato il fatto che abbiamo molte offerte di partecipazione.

 

I dati legati alla lettura dicono che in Italia leggono 4 italiani su 10. Cosa occorre fare per invertire questo trend?

Condivido molte critiche e preoccupazioni circa lo stato dell’educazione culturale in Italia, ma lego meno il giudizio al rapporto con il numero di lettori di libri. Ritengo che l’arricchimento culturale di un Paese arrivi da molti canali diversi, soprattutto di questi tempi. Vincolare il tutto alla lettura di libri mi sembra un po’ una rigidità: sono incoraggiato nel vedere tantissimi giovani leggere cose di qualità con il loro smartphone, cercando di capire e conoscere il mondo anche se non stanno leggendo proprio dei libri. Per aumentare i lettori, occorre prendere atto dei fallimenti legati alle campagne di promozione della lettura realizzate finora e capire in cosa si è sbagliato e ripensarle completamente.

 

Per promuovere la lettura, in che modo la rete ed i social possono rappresentare un’opportunità?

Sono un’opportunità per potenza di fuoco, per capacità di attrazione e per il tempo che ci passiamo. Il problema è, senza cadere nel “bacchettonismo”, che molta di questa potenza è destinata a contenuti e temi di non grande qualità. Il problema non è l’uso che se ne fa di un canale, ma quello che i mezzi offrono e suggeriscono di più.  Non penso che Facebook  stia lavorando molto nell’incentivare una trasmissione di contenuti di qualità o educativi per la costruzione del dibattito pubblico e della crescita culturale delle persone.

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