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La vincitrice Campiello Simona Vinci “Nei libri racconto le storie degli altri per ritrovare me stessa”

La vincitrice del Premio Campiello come tradizione di Pordenonelegge è stata ospite della rassegna la prima sera. Un libro che ha molte anime, romanzo storico

PORDENONE – Il Campiello numero 54 è andato a Simona Vinci e al suo romanzo “La prima verità” (Einaudi) e come tradizione di Pordenonelegge è ospite della rassegna la prima sera. Un libro che ha molte anime, romanzo storico, noir, reportage e anche memoria autobiografica.

LA GENESI COMPLESSA DEL ROMANZO – “E’ difficile rintracciare un momento preciso – rivela la scrittrice – in cui nasca in uno scrittore  l’idea di un romanzo. Questo ha avuto una genesi complessa e un lavoro lungo, durato otto anni e, andando a ritroso, credo che la prima idea sia nata quando avevo appena finito Strada provinciale tre, un libro ostico in cui racconto di una donna che cammina lungo una strada. Il lettore si trova spiazzato perché non sa quando sia iniziato il cammino in un paesaggio rubano degradato e mercificato. Era il momento di un mio disagio personale molto forte”. “Ho  capito che dovevo cercare aiuto e anche se sembro naif, ho una mentalità scientifica: ho cercato un’analista donna, junghiana, senza troppe fantasie. Ma raccontare la mia vita mi annoiava e allora ho capito che dovevo cercare me stessa attraverso le storie degli altri.” Così è nata questa storia romanzata che si svolge a Leros, un ‘isola del Dodecaneso, che ospitava un manicomio lager. Lì una giovane volontaria nel 1994 inizia il suo lavoro di detection attraverso le cartelle cliniche.

SCRITTURA NATA DALLE IMMAGINI – Simona Vinci oltre a questo tipo di documentazione, si è fatta molto suggestionare dalle immagini , in particolare dalle fotografie di Antonella Pizzamiglio , viste in una mostra a Trieste, ospitate dal Dipartimento di Salute mentale: “foto belle e terribili- dice la scrittrice – in cui ho visto cose che non avrei neanche potuto immaginare”. Sono state anche foto utili perché da lì è partita  la consapevolezza da parte della Grecia di accettare un aiuto dall’Europa e di procedere alla chiusura della struttura. “Ora Leros è nuovamente un luogo difficile a causa della presenza del  passaggio dei migranti – dice Simona Vinci – Non c’è una connessione con quanto ho descritto, ma credo che i luoghi siano portatori di simboli e di circostanze particolari. E quest’isola, l’ ho avvertito subito, ha una storia intensa e stratificata, fatta di contrasti molto forti.

GENERAZIONE IMPORTANTE DI SCRITTRICI – Si schernisce e minimizza il paragone con Elsa Morante, a cui tutta la nostra generazione di scrittrici – dice –  è debitrice. Ciò che la distingue dalle colleghe in questo ultimo e fortunato romanzo è la compenetrazione dei generi. “Ho voluto attraversare tutti i generi che amo , in quanto lettrice e anche in questo caso sono partita da una mia esperienza editoriale non fortunata: Nel bianco un reportage che ho scritto durante un viaggio da sola in Groenlandia e in Islanda e da questo io narrante ho voluto che ne derivasse poi una geminazione e un montaggio di tutti gli altri generi”.

 

Alessandra Pavan

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