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La storia del Brady, l’ultimo cinema dei dannati di Parigi

Il Brady era una specie di Titanic, scrive Jacques Thorens nel suo libro "Il Brady" (L'Orma), che è stato proiezionista, cassiere e factotum del cinema

MILANO – Di norma un piccolo cinema di periferia come il Brady, al 39 del boulevard de Strasbourg a Parigi, non dovrebbe più esistere già da un pezzo, eppure è là, incurante della norma. Quel cinema era una specie di Titanic – scrive Jacques Thorens in “Il Brady” (L’Orma), che è stato proiezionista, cassiere e factotum del cinema – ma con la sottile differenza che non finisce mai di affondare. Abbiamo intervistato l’autore Jacques Thorens per approfondire e cercare di scoprire di più sul suo romanzo e su questo folle cinema.

Come mai hai deciso di scrivere un romanzo sul Brady?

Perché ho lavorato in questo posto folle, con queste persone particolari e le storie a cui ho assistito sono incredibili, storie che sono parte della mia vita. Ho lavorato dodici anni per metterle tutte insieme. Si tratta di un libro che ha qualcosa del “gonzo journalism”, della sociologia. Per certi versi è allo stesso tempo un romanzo di non-fiction e un lavoro biografico, ma si può leggere come un romanzo. I fatti a cui ho assistito mi hanno dato la possibilità di dire un sacco di cose. Cos’è normale? Come le povere vite, film e persone folli che esistono anche se nessuno lo sa. I film italiani sono i più folli, in questo cinema in particolare (per fare qualche esempio, “Rats – Notte di terrore”, “Suspiria” e “Antropophagus”).

In “Norwegian Wood” Haruki Murakami ha scritto: “Se leggete solo i libri che stanno leggendo tutti gli altri, state pensando solo ciò che chiunque altro sta pensando”. Vale la stessa cosa per i film e il cinema?

Mi piace sorprendermi e vedere, leggere, ascoltare tante cose diverse. Penso che sia lo stesso per la musica e tutte le varie forme d’arte. Ci sono cose buone in ogni genere, anche nei peggiori. Mi piaciono Bergman, Chaplin, Dario Argento, Bruno Mattei, anche se i loro film non hanno niente in comune. Ascoltare solo i Sex Pistols o solo Mozart è noioso. Ogni gusto ha il suo senso, il suo significato, una sua utilità. Ma, tornando a Murakami, penso che siamo fatti di tante cose, non solo di libri. Per esempio, io sono per metà francese e per metà bulghero, il mio punto di vista è un po’ più complicato.

Spesso non possiamo essere quello che siamo, ma al Brady è possibile.

Ognuno di noi ha i suoi limiti e le sue abitudini. In questo posto assurdo, le persone dormono, mangiano, fanno sesso, guardano b-movie, ma non è permesso fare rumore, a meno che tu non dica qualcosa di divertente o di macabro. Il mio lavoro consisteva nel far rispettare un minimo di ordine. Chi trovavamo nudo o intento in atti osceni di fronte al pubblico veniva subito buttato fuori dal cinema.

Tante sono le contraddizioni al Brady, come la decisione di proiettare Harry Potter. Come hai vissuto questo evento?

Il cinema era specializzato in b-movies, ma dato che pochi clienti erano interessati a questo genere, nel tentativo di vendere qualche biglietto in più hanno provato a portare al Brady i bambini proiettando Harry Potter, senza preoccuparsi che venisse accostato a film come “Satan’s Slave” o “Fuck me”. Non hanno pensato alla coerenza. È stato così divertente! Il nostro pubblico era fondamentalmente formato da senzatetto, barboni, disoccupati, arabi gay, amanti dei film horror, prostitute e borseggiatori, tutti riuniti nella stessa sale. Il mix era incredibile.

Cosa pensi del cinema contemporaneo? C’è in giro qualche buon film?

Ci sono sempre buoni film in giro, anche se a volte alcuni decenni ne sono particolarmente forniti, come gli anni ’60, gli anni ’70 e gli anni ’80. Recentemente mi sono piaciuti “It Follows”, “Mad Max fury road”, “Wrong cops”, “True detective” è un capolavoro, “Black swan”,  “Il petroliere”, “The Strange Color of Your Body’s Tears”,”Kung Fusion”, o forse questo è un film vecchio? Non mi importa se non sono film contemporanei, guardo solo vecchi film.

E i tuoi film preferiti?

“Quei bravi ragazzi” (Scorscese), “Scene da un matrimonio” (Bergman), “La condizione umana” (Kobayashi), “Il grande Lebowski” (Cohen), “Psycho” (Hitchcock), “La mosca” (Cronenberg). Poi ci sono alcuni straordinari film asiatici, non molto conosciuti, come “Duel to the death” (Ching Siu Tung), “Miracle fighters” ( Yuen Woo Ping), “The poison and the sword” (Poo man-kit), “Memories of a murder”  (Bong joon ho).

PHOTO CREDITS: Time Out

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