Ho trovato la lettera di mia moglie sul tavolo della cucina dopo essere tornato da Londra. Non l’ho nemmeno aperta e ci ho girato attorno per buona parte della mattinata. Verso le undici ho afferrato la busta tra pollice e indice, tenendola a una certa distanza, quasi fosse un brutto insetto che dopo aver arrancato sul tavolo sporco di briciole è finito per morire accanto al vaso di fiori finti. Ho osservato il mio nome vergato con la calligrafia elegante e minuta di Sara. Per Jack.
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