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J.P. Delaney, “Ecco i segreti del mio libro in pubblicazione in 41 paesi”

J.P. Delaney con il suo romanzo "La ragazza di prima" sta facendo il giro del mondo. È passato anche da Libreriamo e ha risposto alle nostre domande

MILANO – “La ragazza di prima” (Mondadori) dell’americano J.P. Delaney sta suscitando clamore in tutto il mondo, come dimostra il fatto che è stato venduto in 41 paesi ed è stato acquistato dalla Universal che lo porterà sul grande schermo. Al centro della storia ci sono le vicende di Emma e Jane: le due vivono nella stessa casa ma a tre anni di distanza, e non si incontrano mai. Emma decide di trasferirsi perché è stata vittima di un violento furto nel suo vecchio appartamento una notte che il suo ragazzo era fuori. L’altra, Jane, è sconvolta per il parto di una bambina nata senza vita e vuole scappare dal posto nel quale aveva progettato di crescere sua figlia. Entrambe finiscono per abitare in una casa particolare, bellissima e inquietante. Per abitarla, secondo le regole dell’architetto che la possiede, si deve passare una dura selezione e, nel caso si arrivi ad abitarla, bisogna rispettare un severo regolamento: per fare qualche esempio, la casa deve sempre essere in ordine, non si possono mettere tende o appendere quadri alle pareti.

Com’è nata “La ragazza di prima”? 

L’idea del romanzo è nata dall’ambientazione. Ero affascinato dall’idea di una storia ambientata in una casa minimalista perché considero il minimalismo una tipologia di architettura strana e dai risvolti psicologici – nella mente dell’architetto deve esserci qualcosa di piuttosto ossessivo. E mi è sembrata una storia originale rispetto al classico thriller ambientato in una “casa gotica”. Poi, lentamente (molto lentamente – ho impiegato oltre quindici anni a scrivere questo libro), ho creato e definito i personaggi.

Il libro è costruito su due piani temporali diversi: nel primo racconta la storia di Emma e nel secondo quella di Jane. Come ha lavorato alla scrittura? Si è occupato prima di una storia e poi dell’altra?

Ho scritto le storie delle due donne contemporaneamente. Per me, era molto importante che le due linee narrative fossero interdipendenti, anche se la storia di Jane si svolge tre anni dopo la storia di Emma. I killer sessuali hanno spesso uno “schema” o una “firma” – loro provano soddisfazione nel replicare e ripetere i dettagli dei loro omicidi precedenti (quasi come uno scrittore che rielabora una sua storia!). Così ho cominciato a chiedermi se potessi raccontare la storia di due omicidi come se fossero un solo assassinio che è stato ripetuto. In questo modo, l’attenzione del lettore si sarebbe concentrata tutta sulla possibilità della seconda donna di scappare dal finale che era stato già scritto per la prima. È un po’ l’opposto di quanto succede nel film “Sliding Doors”, dove c’è una donna con due storie. Nel mio romanzo, invece, ci sono due donne intrappolate dentro una storia sola.

La casa è un luogo sicuro ma il prezzo da pagare per questa sicurezza è molto alto. Ne vale la pena?

Ognuno lo giudicherà a suo modo. Io certamente capisco il fascino che può avere l’idea di vivere in una casa bella, austera, progettata a regola d’arte, specialmente nel caso in cui si tratti di una casa che ti costringe a essere più disciplinato sul modo in cui vivi. Ma allo stesso tempo un’idea del genere mi disgusta – una tale perfezione è sempre sterile e fredda. Per me, se hai mura che i tuoi bambini non possono scarabocchiare, hai le mura sbagliate.

Le protagoniste del libro devo essere in grado di cambiare. Di cambiare, per esempio, il loro rapporto con i beni materiali. Ma quanto è difficile far ciò? Secondo lei dovremmo cambiare il rapporto che abbiamo con gli oggetti?

Gli oggetti, in particolare quelli belli, sono molto seducenti. Ma alla fine la vita riguarda le persone, riguarda la confusione, i problemi e la bruttezza dei rapporti umani. Come dice uno dei miei personaggi, non ha senso sforzarsi di rendere i tuoi luoghi vuoti, puliti e perfetti se non riesci ad affrontare il caos che hai nella tua testa.

Qual è il rapporto tra Emma e Jane? Cosa hanno in comune e in cosa sono diverse?

Emma e Jane sono molto diverse per il loro passato e per le ragioni per le quali hanno deciso di trasferirsi, ma l’architetto che possiede la casa vede in entrambe qualcosa di guasto, danneggiato, e una certa volontà di essere cambiate dalla casa. Entrambe, poi, cominciano una relazione con l’architetto.

Immagini di avere davanti un lettore che ha appena finito di leggere l’ultima pagina del suo romanzo. Cosa spera che stia provando?

Per prima cosa, spero che lui o lei siano arrivati alla fine velocemente – è un thriller ed è stato costruito per essere avvincente e concitato. Come seconda cosa, spero che lei o lui sia sorpreso dal finale – ma che poi, riflettendoci, realizzi quanto sia appropriato un finale del genere. Mi piacciono i colpi di scena nei libri – più grande è, meglio è – ma devono sempre essere giustificati dalla psicologia dei personaggi, non messi a casaccio.

Ogni aspirante abitante della casa deve compilare un questionario. Le poniamo la prima domanda di questo questionario: “Fai un elenco di tutte le cose che consideri essenziali per la tua vita”.

In termini di oggetti materiali sono molto poche – anche se ho delle chitarre piuttosto carine.

Quali libri ci sono sul suo comodino?

Adoro i thriller psicologici. A partire da “L’amore bugiardo“, gli scrittori hanno cominciato a creare complessi e a volte oscuri personaggi femminili, e questa è una grande libertà che è stata concessa a chi scrive e di conseguenza a chi legge. Ho appena finito di leggere “The Silent Wife” di Asa Harrison, un ottimo esempio del genere.

Il suo romanzo è venduto in 41 paesi. Quali sono gli ingredienti per un libro di successo?

Vorrei conoscerli in modo da poterne scrivere un altro, ma non è così. Certamente ho capito che c’è bisogno di alcuni fondamenti particolari e distintivi. Senza di questi, tutto il resto – la trama, i personaggi, i colpi di scena, una buona scrittura e un gran finale – va sprecato.

 

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