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“Il terremoto visto con gli occhi di un bambino”, il racconto di Francesco Piccolo

Il commento dello scrittore e sceneggiatore italiano in seguito al terremoto che sta sconvolgendo il centro Italia, vissuto insieme al figlio

MILANO – “I bambini sono incredibili, in questi momenti”.  Racconta così l’esperienza del terremoto che ha colpito il Centro Italia ieri mattina lo scrittore Francesco Piccolo, il quale ha vissuto quei momenti di paura e tensione in cucina insieme al figlio di otto anni.  Ecco alcuni passi del racconto dello scrittore e sceneggiatore italiano tratti dal Corriere della Sera.

IL RACCONTO – Il racconto di Piccolo sulle pagine del Corriere inizia raccontando nel dettaglio ciò che stava avvenendo alle 7:40 di ieri nella loro abitazione romana. “Ho sentito il pavimento vibrare appena e prima che il terremoto, lunghissimo, si rivelasse con i vetri che tremavano, i lampadari che oscillavano e i letti che si muovevano”. Nella mente dello scrittore torna inevitabilmente il ricordo del terremoto dell’80, vissuto da vicino, e gli altri più recenti dell’Aquila e di Amatrice. “E sempre so – racconta sul Correre della Sera Francesco Piccolo – che cosa sta per succedere, come mi devo comportare, quanto controllare la paura. So aspettare che passi, so mettermi sotto una porta, so non precipitarmi per le scale. So soprattutto — e lo sapevo bene in questi giorni, o ieri mattina — che probabilmente il terremoto non è qui dove sono, ma da qualche altra parte”.

LA CURIOSITA’ DI UN BAMBINO – La prima preoccupazione di Francesco Piccolo è stata quella di non spaventare suo figlio per quanto stava accadendo. “Non si è nemmeno chiesto perché avevamo paura, perché sapeva anche questo, che la gente quando arriva il terremoto ha paura. Solo che lui , sapendo tutte queste cose, non l’ha avuta. E quando è successo di nuovo, lo ha guardato, e quegli occhi suoi curiosi e stupiti e per niente impauriti io non voglio dimenticarli più, perché vorrei essere così, nella mia vita da ora in poi, anche se so che non potrò più esserlo”. Una paura che, negli occhi della gente, è diventata profonda, duratura, e per questo non spaventa i più piccoli.

LA PAURA – Il racconto di Francesco Piccolo si conclude spiegando come il senso di paura venga amplificato dall’impossibilità di capire e torvare rispsote in merito a quato è accaduto e potrà accadere ancora. “Tanti anni fa, ero un ragazzo, ed ebbi paura perché era arrivato l’inaspettato, lo sconosciuto. Adesso la paura è legata a un evento conosciuto e atteso. E in qualche modo sembra più spaventoso pensare che potrebbe arrivare una scossa di terremoto, essere quasi in attesa che arrivi. E quella scossa arriva davvero”.

 

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