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“Il Gattopardo”, quel romanzo che Vittorini non voleva pubblicare

Ecco la travagliata storia editoriale del "Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, uno dei romanzi più amati del Novecento italiano
MILANO – La versione più popolare della storia de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa,  di cui ricorre oggi l’anniversario di morte, riporta che il libro fu pubblicato da Feltrinelli dopo il celebre rifiuto di Elio Vittorini, che non lo volle per Einaudi. Un grande letterato come lui sarebbe stato dunque incapace di comprendere il valore di uno dei maggiori capolavori della nostra letteratura – tra i libri italiani più famosi dopo la “Divina Commedia”. C’è però chi corregge  questa versione dei fatti, sottolineando come Vittorini avesse rifiutato “Il Gattopardo” per i Gettoni, non ritenendo che avesse le caratteristiche per rientrare in quella collana einaudiana, ma lo avesse consigliato alla Mondadori, di cui era consulente letterario.

La raccomandazione a Mondadori

Nel 1997 a sostenere quest’ultima tesi fu il mensile “Linea d’ombra”, che pubblicò in un suo numero un ampio servizio dedicato all’argomento, corredato dalla lettera che Vittorino mandò a Tomasi di Lampedusa. A questo servizio faceva riferimento lo scrittore e giornalista Matteo Collura in un suo articolo apparso sul Corriere il 4 febbraio di quell’anno, dal titolo “Vittorini rifiutò ‘Il Gattopardo’? No, lo consigliò a Mondadori”.  A costituire la prova di questa versione dei fatti sarebbe una nota di Vittorini indirizzata ai responsabili di Mondadori, pubblicata da Edoardo Esposito su “Linea d’ombra” e ripresa da Collura. Questa recitava: “per i due primi lettori il lavoro manca soltanto di abilità; per il terzo di determinazione morale. Manca comunque di qualcosa che rende monco il libro pur pregevole. Non si può far capire all’autore che dovrebbe rimetterci le mani (e in qual senso)? Intanto restituirei avendo cura di assicurarci che l’autore rispedisca a noi dopo fatta la revisione”. Come emerge da questo appunto, Vittorini non sarebbe affatto stato inconsapevole del valore letterario dell’opera, anzi raccomandava alla Mondadori di non farsi scappare il libro, pur condividendo alcune critiche a questo mosse.

Le critiche di Vittorini all’Opera

Ma perché allora Vittorini non volle pubblicare “Il Gattopardo” nei Gettoni? Come spiegava Carlo Bo – e le sue parole venivano citate da Collura –, “Lui divideva il mondo in due. Quello vecchio e quello nuovo. E il romanzo di Lampedusa per lui apparteneva al vecchio”. Difatti, nella lettera indirizzata a Tomasi di Lampedusa, Vittorini scriveva: “Anche se come modi, tono, linguaggio e impostazione narrativa può apparire piuttosto vecchiotto, da fine Ottocento, il suo è un libro molto serio e onesto, dove sincerità e impegno riescono a toccare il segno in momenti di acuta analisi psicologica, come nel capitolo quinto, forse il più convincente di tutto il romanzo”. Un ulteriore giudizio da cui si evince come Vittorini avesse apprezzato l’opera, ma vi scorgesse elementi migliorabili e che avrebbero potuto non essere in linea con il progetto editoriale dei Gettoni. Vittorini critica inoltre uno squilibrio nel romanzo, dovuto al prevalere a tratti di un intento saggistico, di tipo storico-sociologico, su quello narrativo – laddove per esempio si perdeva a descrivere la giornata del “‘giovane signore’ siciliano” con eccessiva prolissità. “ […] seguendo passo passo il filo della storia di don Fabrizio Salina”, scriveva ancora Vittorini, “il libro non riesce a diventare (come vorrebbe) il racconto d’un epoca e, insieme, il racconto della decadenza di quell’epoca, ma piuttosto la descrizione delle reazioni psicologiche del principe alle modificazioni politiche e sociali di quell’epoca”.

La pubblicazione

Che Vittorini abbia colto o no la grandezza di quest’opera, sta di fatto che fortunatamente il libro poté uscire per Feltrinelli, grazie al giudizio favorevole dello scrittore e poeta Giorgio Bassani. Nel 1958 “Il Gattopardo” venne pubblicato postumo, regalando al mondo uno dei grandi capolavori della letteratura, consacrato anche dal successo della versione cinematografica di Luchino Visconti con Claudia Cardinale e Alain Delon.
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