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Hannah Arendt, i suoi libri più famosi

Ecco alcuni dei libri più conosciuti e apprezzati di Hannah Arendt che riguardano principalmente la natura del potere, la politica, l'autorità e il totalitarismo

MILANO – Il 14 ottobre 1906 nasceva la filosofa tedesca Hannah Arendt, celebre per aver smascherato nelle sue opere le dinamiche umane sottostanti alla dottrina nazista. A causa delle sue origini ebree, non le fu consentito di insegnare filosofia all’università, e fu costretta a emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni. A New York continuò a studiare il fenomeno del totalitarismo a partire dal processo del generale nazista Adolf Eichmann, avvenuto a Gerusalemme nel 1961. Di seguito riportiamo gli scritti più importanti della filosofa, incentrati sulla natura del potere e dei totalitarismi del Novecento.

La banalità del male

Otto Adolf Eichmann, figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell’11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l’11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L’autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il ‘New Yorker’, sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt ‘banale’, e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.

Il futuro alle spalle

Si tratta di una selezione di scritti su alcune figure chiave della letteratura tedesca. Scritti durante l’esilio americano, i saggi scoprono una tradizione diversa da quella fissata dalla letteratura nazionale. La maliziosa ironia di Heinrich Heine, la lotta esistenziale di Franz Kafka con le idee del mondo della vecchia Europa, si ricompongono lungo la corrente della ‘tradizione nascosta’ che è quella della coscienza ebraica, della esclusione che non rinnega la propria storia in cui il futuro era precluso dal passato. Accanto ad essi, altre figure che hanno illuminato con il loro scrivere i tempi oscuri della loro epoca: l’intelligenza erudita e ribelle di Walter Benjamin, il poeta e politico Bertolt Brecht e un piccolo e gustoso ritratto di Charlie Chaplin.

.Le origini del totalitarismo

è un classico della filosofia politica e della politologia del Novecento. Per la Arendt il totalitarismo rappresenta il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni dell’epoca moderna e insieme la comparsa in Occidente di un fenomeno radicalmente nuovo. Le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell’etica e della filosofia risultano inutilizzabili; quanto avviene nei regimi totalitari non si può descrivere nei termini di semplice oppressione, di tirannide, di illegalità, di immoralità o di nichilismo realizzato, ma richiede una spiegazione ‘innovativa’.

.Sulla violenza

La violenza ha sempre svolto un ruolo importante negli affari umani. In questo breve saggio la Arendt dà ragione della sua affermazione ripercorrendo i fatti della nostra storia recente: dal Black Power americano alle manifestazioni studentesche degli anni Sessanta. Il rapporto fra violenza, potere, forza e autorità; i limiti della violenza; la differenza tra violenza collettiva e individuale; le sue cause e le sue origini.

.Che cos’è la politica?

Nel 1955 venne proposto ad Hannah Arendt di scrivere una ‘Introduzione alla politica’. Il progetto concordato in quell’occasione non vide mai la luce, ma i manoscritti redatti dalla Arendt in previsione della pubblicazione sono stati ordinati e commentati da Ursula Ludz che li ha raccolti in questo volume. I brani forniscono indicazioni sulla filosofia politica, sulla visione del mondo, sull’autonomia del pensiero di Hanna Arendt.

 

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