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Guido Catalano, “I baci sono l’antidoto contro i mali della vita”

Il 4 febbraio Guido Catalano è partito per un tour che lo porterà in giro per tutta Italia fino al 14 maggio. In un momento di pausa lo abbiamo chiamato

MILANO – Chi pensa che la poesia sia morta si sbaglia di grosso e per capirlo basta fare il nome di Guido Catalano, uno dei più amati poeti professionisti viventi. Catalano ha saputo liberare la poesia, renderla popolare e mostrare quanto possa far bene, così come l’amore, la sua più grande fonte di ispirazione. E a questo tema è dedicata anche la sua nuova racconta, “Ogni volta che mi baci muore un nazista“, uscita a inizio febbraio per Rizzoli. Il 4 febbraio Guido Catalano è partito per un tour che lo porterà in giro per tutta Italia (qui trovate tutte le date). In un momento di pausa lo abbiamo chiamato. Ecco cosa ci ha raccontato.

Partiamo dal titolo: “Ogni volta che mi baci muore un nazista”. Vuole forse dire che l’amore fa bene?

L’amore fa benissimo. Il bacio e l’amore fanno bene, l’amore è come un antidoto ai mali. Naturalmente il titolo è un’esagerazione ma penso che davvero l’amore possa aiutare, magari non accoppa i nazisti ma può veramente aiutare contro i mali della vita.

Com’è nata l’idea di portare le tue poesie sui palchi?

Io volevo fare la rock star. Ho iniziato a 17 o 18 anni cantando in un gruppo e scrivendo i testi ma purtroppo o per fortuna cantavo proprio male, così ne sono uscito. Dato che mi piaceva l’idea del palco, non più grazie alle canzoni ma grazie alle poesie, anche se sono parecchio diverse dalle canzoni perché devono avere una loro autonomia. Per me era fondamentale far conoscere la mia poesia. Ai tempi non esisteva internet e l’unico modo che mi è venuto in mente per diffonderle è stato salire sui palchi e leggere, cosa che naturalmente non ho inventato io perché i reading esistono da tempo. Però mi piaceva l’idea di portare la poesia anche in luoghi non tradizionali, come i bar, i locali, dove normalmente si suona. Continuo ad avere una grande passione e un collegamento molto forte con la musica.

Un modo che funziona per fare poesia.

Mi piace molto che la poesia possa essere portata in luoghi non deputati alla poesia. L’altra sera per esempio sono stato all’Alcatraz a Milano. Tra l’altro negli ultimi anni questa attività sta prendendo piede sempre di più: sono tanti i poeti e le poetesse che ora salgono sul palco e fanno spettacoli di poesia.

Le tue poesie sono intrise di storie. Come mai?

A me piace raccontare storie dentro le mie poesie. Potrei scrivere racconti ma non mi viene.

Nella poesia “Dice il dottore” parli di alcuni bisogni dell’uomo, tanto semplici quanto difficili da reperire. Come funziona?

La verità è che sono partito da handicap, quindi parlo delle difficoltà e dell’importanza di ottenere quello che si desidera. In ambito amoroso, per esempio, ho una certa ossessione per i baci perché ho avuto il primo bacio a un’età che è difficile da credere. Però ho lottato, come ho lottato per riuscire a fare quello che sto facendo adesso, che forse è apparentemente facile ma non lo è.

E forse non è neppure apparentemente facile.

Credo molto nell’automiglioramento e nel combattere per quello che si desidera. L’ambito amoroso è stato per me davvero un ambito difficile. Diciamo che non ho iniziato bene la mia carriera amorosa. Sono sempre stupito quando l’amore trionfa. So che è una cosa naturale però non ci posso fare niente, mi emoziono sempre.

Quali libri hai con te nel tour?

Ho con me le poesie di Vivian Lamarque, la sua raccolta “Poesie 1972 – 2002“, me la sto rileggendo anche se l’ho già letta. Mi piace tantissimo. Poi in realtà durante il tour leggo poco perché sono sempre in giro.

Come sta andando il tour?

Da un punto di vista di numeri sta andando molto bene. Ho fatto le grandi città (Torino, Milano, Genova, Firenze, Napoli) e ora vado avanti. Il pubblico, che già era numeroso l’anno scorso, sta aumentando in maniera notevolissima. A Milano c’erano 1100 persone e a Torino 1500. Sono molto contento.

Per chiudere, in una poesia c’è uno scambio interessante: “Sai volare?” “No, ma faccio salti altissimi”. Cosa nascondono queste battute?

Significa che non si può volare. Si chiama “realismo poetico ottimista”. Nel senso che volare non si può però ci si può avvicinare, come l’incredibile Hulk. Certo, ci sono supereroi che possono volare ma quelli sono fiction. Quello che importa è che ci possiamo avvicinare all’impossibile e questo è già molto.

PHOTO CREDITS: Francesco Ronchi

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