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Fernando Pessoa, le poesie del maggior poeta portoghese

Il 13 giugno del 1888 nasceva a Lisbona il grande poeta Fernando Pessoa. Considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, il critico letterario Harold Bloom lo definรฌ, accanto a Pablo Neruda, il poeta piรน rappresentativo del XX secolo...

MILANO – Il 13 giugno del 1888 nasceva a Lisbona il grande poeta Fernando Pessoa. Considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, il critico letterario Harold Bloom lo definรฌ, accanto a Pablo Neruda, il poeta piรน rappresentativo del XX secolo. Vi proponiamo alcune delle sue poesie piรน celebri

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Quel che mi duole non รจ


Quel che mi duole non รจ

Quello che c’รจ nel cuore

Ma quelle cose belle
Che mai esisteranno.

 

Sono le forme senza forma
Che passano senza che il dolore
Le possa conoscere,
O sognarle l’amore.

 

Come se la tristezza
Fosse albero e, una ad una,
Le sue foglie cadessero
Tra il sentiero e la bruma.

 

 

Chi sogna di piรน

 

Chi sogna di piรน, mi dirai โ€”
Colui che vede il mondo convenuto
O chi si perse in sogni?

 

Che cosa รจ vero? Cosa sarร  di piรนโ€”
La bugia che c’รจ nella realtร 
O la bugia che si trova nei sogni?

 

Chi รจ piรน distante dalla veritร  โ€”
Chi vede la veritร  in ombra
O chi vede il sogno illuminato?

 

La persona che รจ un buon commensale, o questa?
Quella che si sente un estraneo nella festa?

 

 

Quando ero giovane, dicevo a me stesso

 

Quando ero giovane, dicevo a me stesso:
Come passano i giorni, a giorno a giorno,
E niente di ottenuto o progettato!
Piรน vecchio dico, con ugual fastidio:
Come, uno dopo l’altro, i giorni vanno,
Senza nulla di fatto e nulla nell’intenzione!
Cosรฌ, naturalmente, invecchiato
Dirรฒ, e con ugual voce e senso:
Un giorno verrร  il giorno in cui ormai
Non dirรฒ piรน niente.
Chi niente fu nรฉ รจ non dirร  niente.

 

 

L’amore, quando si rivela

 

L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…

Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima nรฉ parola,
Resta solo, completamente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrรฒ piรน parlarle,
Perchรฉ le sto parlando…

 

 

Il tuo nome ignoro

Il tuo nome ignoro. Il tuo profilo non ricordo.
Le tue parole dimenticai.
Era mattina, nebbia, era Dicembre,
Quando ti trovai e ti persi.
Sogno o rammento?

Non so. Era mattina e la nebbia
Nascondeva quello che c’era e quello che pensavo
Come un falso estremo rifugio
In nessuna parte del quale io stavo.
Sogno, prolisso e intero,

Ma, se tra i tasti la tua mano vagasse,
Cosรฌ, spogliata dell’esser tua, io so
Che forse potrei trovare
Tra quello che non ho potuto incontrare
Quello che non troverรฒ.

.

.

Non sto pensando a niente

Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non รจ niente,
mi รจ gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.

Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
รจ avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
รจ vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita…
Non sto pensando a niente.
รˆ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perchรฉ, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente…

.
Odo, come se il profumo

Odo, come se il profumo

Di fiori mi svegliasse…
รˆ musica โ€” un aiuola
Di influenza e finzione.

Impalpabile ricordo,
Sorriso di nessuno,
Con quella speranza
Che neanche ha speranza…

Che importa, se sentire
รˆ non conoscersi?
Odo, e sento sorridere
Quel che in me niente vuole.

.

.

Il mio sguardo รจ nitido come un girasole

Il mio sguardo รจ nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me…
E ciรฒ che vedo a ogni momento
รจ ciรฒ che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che รจ nato davvero…
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novitร  del Mondo…

 

Credo al mondo come a una margherita,
perchรฉ lo vedo. Ma non penso ad esso,
perchรฉ pensare รจ non capire…
Il Mondo non si รจ fatto perchรฉ noi pensiamo a lui,
(pensare รจ un’infermitร  degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso…

 

Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non รจ perchรฉ sappia ciรฒ che รจ,
ma perchรฉ l’amo, e l’amo per questo
perchรฉ chi ama non sa mai quello che ama,
nรฉ sa perchรฉ ama, nรฉ cosa sia amare…

 

Amare รจ l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza รจ non pensare…

.

 

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