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Elif Shafak, “Populismo e misoginia al governo reprimono le libertà democratiche”

La scrittrice, autrice del libro "Tre figlie di Eva" ieri ha ricevuto il Sigillo della Città di Milano da parte del sindaco Giuseppe Sala, al suo "primo" BookCity

MILANO – “Non dimentichiamo il popolo turco”. E’ un appello di speranza quello lanciato dalla scrittrice turca Elif Shafak ieri sera al Teatro Dal Verme di Milano in occasione dell’inaugurazione di BookCity Milano 2016. La scrittrice, autrice del libro “Tre figlie di Eva” ieri ha ricevuto il Sigillo della Città di Milano da parte del sindaco Giuseppe Sala, al suo “primo” BookCity. “Elif Shafak ha celebrato  la varietà e la ricchezza delle radici culturali di Istanbul. E’ una donna che combatte per la libertà di tutte donne nel mondo.”

L’INAUGURAZIONE – L’inaugurazione si apre con la dedica di Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione “Corriere della Sera”, a Umberto Veronesi, e prosegue con l’intervento dell’Assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno. “Book City è una piazza continua di dialogo e confronto – ha affermato –  La lettura è importante, leggendo non si consuma energia elettrica”.

NATURA UMANA FLUIDA – La vera protagonista dell’incontro d’apertura è stata Elif Shafak, scrittrice turca capace con la sua scrittura di armonizzare in modo creativo la tradizione occidentale e quella orientale fino a generare un’opera narrativa che è insieme locale e universale. “Sono di Istambul, nata in Francia, sono diventata londinese ed adesso sono milanese – ha esordito la scrittrice – Non riesco a parlare di ‘casa’, ma di case. La natura umana è fluida come l’acqua, ammette la possibilità di un io molteplice.”

DEMOCRAZIE ILLIBERALI – L’incontro con Elif Shafak è stato moderato dalla giornalista Rula Jebreal, la quale ha toccato con la scrittrice turca alcuni temi legati alla stretta attualità come Brexit, Turchia, elezioni americane. Secondo Elif Shafak, il risultato della Brexit è delle elezioni americane sono sintomatiche di un nuovo approccio politico e culturale che sta prendendo piede nelle diverse democrazie del mondo. “Avanzano isolazionismo, nazionalismo, xenofobia, fino a ciò che io chiamo il tribalismo. Turchia, ma anche Ungheria, Polonia, e in molti Paesi in cui si affermano democrazie illiberali. I governi si servono della democrazia per andare al potere per poi reprimere tutte le libertà democratiche attraverso populismo, tribalismo, e misoginia. Per la Brexit, ad esempio, è stata usata l’idea dell’invasione turca per installare la paura negli elettori”.

NON DIMENTICHIAMO LA TURCHIA – Non poteva mancare, infine, un’analisi circa ciò che sta accadendo nel suo Paese d’origine. “In Turchia ci sono oltre 130 giornalisti in carcere. Si rischia anche a parlare, se critichi il governo ti tacciano di essere un traditore. Si rischia per un saggio, per una poesia o un tweet. Le parole in Turchia sono diventate molto pesanti. Abbiamo bisogno di una democrazia liberale, non di dittature. Non dimentichiamo il popolo turco. Fede senza dubbio rischia di diventare dogma, ed è pericoloso. Occorre sempre porsi domande.”

 

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