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Diamanti e Damilano a Mantova, le parole chiave per orientarci nelle nuove geografie del presente

Ilvo Diamanti, sociologo e giornalista de La Repubblica e Marco Damilano, vicedirettore de L’Espresso a Mantova hanno analizzato le parole chiave della modernità

MANTOVA – Ilvo Diamanti, sociologo e giornalista de La Repubblica e Marco Damilano, vicedirettore de L’Espresso al Festivaldellaletteratura di Mantova hanno analizzato le parole chiave della modernità, a partire dal libro del sociologo intitolato Password: Renzi, Juve e le altre questioni italiane.

CONFINE E MURO – Si parte della “ vecchia geografia ”,  perché mappe, bussole e atlanti , i titoli delle rubriche di Diamanti, secondo il vicedirettore dell’Espresso Damilano, rimandano a una visione del mondo superata, che è stata smantellata dopo la caduta del Muro di Berlino, costringendoci a guardare aldilà di un confine territoriale e simbolico, Berlino appunto, molto netto . “Ma confine non è solo un termine geografico – aggiunge Damilano- , ma è anche una categoria della coscienza  che, in un certo senso, non esiste senza il concetto di muro.

Cosi queste due parole – confine e muro – sono i due termini da cui prende avvio la discussione. “ I confini – dice Diamanti- servono ad evitare che si costruiscano muri e a loro volta i confini indicano le identità cioè ciò che distanzia noi dagli altri, ma non in senso negativo”. La globalizzazione ha eliminato alcuni confini sia spaziali che temporali provocando la crescita di muri, ben diversi da quello di Berlino che aveva una doppia funzione sia politica che cognitiva. “ I muri di oggi, invece, – spiega Diamanti _ si erigono perché i confini, nati per controllare le proprie paure, non funzionano più.

 

DAI CONFINI AI PAESI ALLO SPAESAMENTO – “Uno degli incipit più famosi nella storia del giornalismo italiano – ricorda Damilano – fu quello di Pansa il quale scrisse, dopo il disastro del Vajont, scrivo da un paese che non esiste più” . Una sensazione di spaesamento che si è ripetuta anche oggi dopo il terremoto ad Amatrice, in cui molti commenti, ripresi anche dalla stampa estera, hanno usato la stessa  immagine di Pansa, immagine che mette in rilievo la fragilità del Belpaese, ma anche la sua bellezza, come se , in qualche modo, fosse la bellezza a salvaguardare l’Italia e ad esserne la caratteristica principale.

“In un certo senso- riprende Diamanti – la devastazione nel nostro paese è il necessario corollario della bellezza, perché non esiste paese cosi bello e allo stesso tempo cosi devastato: basti pensare a Roma e all’Italia intera: il terremoto è l’evento che mette in luce questa contraddizione, anche perchè la devastazione è sì frutto di eventi cataclismatici naturali, ma anche frutto dell’incuria dell’uomo, come ha sottolineato recentemente anche il Vescovo di Rieti.” “Questa la nostra condanna, questa la nostra grandezza” – chiosa Diamanti.

 

L’ITALIA, UN LABORATORIO POLITICO ANOMALO – Ma anche la nostra anomalia, anche politica, perché noi costituiamo un laboratorio che anticipa quello che poi succederà nel mondo. “Fino all’inizio degli anni ‘ 90 c’erano due grandi forze politiche a fronteggiarsi, e, – spiega Diamanti – nonostante il risultato fosse scontato, la gente andava in massa a votare. Poi c’è stata, con i vent’anni di Berlusconi, la democrazia dei media, una novità politica anche a livello mondiale, e con Grillo è poi sorta l’antipolitica, nata prima qui che altrove e le parole – chiave più che populismo renzismo e berlusconismo sono fiducia, s-fiducia, cioè assoluta mancanza di fiducia e soprattutto tifo. “ La fiducia è razionale- dice Diamanti- invece il tifo nasce dal cuore. Nessuno, se non pochissimi, cambiano la squadra del cuore, eppure, dati alla mano, è in calo la partecipazione degli italiani nei confronti del calcio: calano drammaticamente gli abbonamenti allo stadio, ma anche lo share nel seguire le partite alla televisione. “Un dato importante e – sottolinea Diamanti – preoccupante, perché non si può vivere senza passione, senza credenze, senza appartenenza. Sia nella politica che nel calcio.”

 

Alessandra Pavan

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