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Della Passarelli (Sinnos), “Con i nostri libri vogliamo portare qualità, senso, pensiero”

La casa editrice romana festeggia il 25mo anno di età, un traguardo importante raggiunto con non poca fatica.

MILANO – Realizzare libri che lascino il segno. E’ questo l’obiettivo portato avanti dalla casa editrice Sinnos, la piccola come realtà, ma grande nei contenuti, casa editrice romana che quest’anno festeggia il 25mo anno di età, un traguardo importante raggiunto con non poca fatica dalla casa editrice nata in un luogo ”particolare”. Scopriamo insieme la storia ed i progetti futuri di questa significativa realtà all’interno del panorama editoriale italiano per voce dei direttore editoriale di Sinnos Della Passarelli.

Cosa significa per una realtà editoriale come la vostra arrivare al traguardo dei 25 anni di attività?

Significa tanto. Perché gli anni sono corsi e nello stesso tempo sono stati intensi. Quando siamo nati avevamo lo spirito di chi inizia e pensavamo – nonostante ci sentissimo agli inizi molto imperfetti – che la strada sarebbe stata impegnativa ma facile. Non è sempre stato così. Ci sono stati momenti interni alla casa editrice durissimi: la scomparsa di Antonio Spinelli, nel 2005, per noi è stata un enorme cesura tra il “prima” e il “dopo”. E poi momenti duri “esterni”. All’improvviso ci siamo ritrovati venticinquenni, con energie che trovavano la forza di rinnovarsi. L’essere in gruppo, aver scelto la struttura della cooperativa e quindi tutti soci e tutti responsabili ci ha sicuramente aiutati nel superare le difficoltà, anche se non è sempre facile decidere insieme…

Il fuori, e quindi un paese che legge poco, scuole che non hanno biblioteche e dove c’è sempre meno tempo per leggere, biblioteche pubbliche pochissime e con fondi sempre più scarsi, non aiuta la crescita di un editore. Ma per fortuna ci sono le persone che fanno la differenza e nonostante la scarsa lungimiranza dei governi che si sono succeduti a proposito di educazione della lettura rivolta ai più piccoli, ci sono lettori appassionati, insegnanti impegnati e tenaci, bibliotecari che non demordono e librai attenti che, insieme a noi editori, combattono la dura battaglia di far arrivare libri diversi tra loro, ma tutti con alla base la volontà di portare qualità, senso, pensiero. Anche nella leggerezza, perché – come dice Calvino nelle Lezioni americane – a volte la leggerezza può essere più profonda di una frivola pesantezza.

Come è nata la vostra casa editrice nel 1990?

Io ero in carcere come volontaria. Un gruppo di detenuti italiani e stranieri aveva imparato ad impaginare. Ci venne chiesto di aiutarli a costituire una cooperativa che potesse dar loro possibilità di lavoro esterno e quindi di libertà (come è bella questa nostra Costituzione, che ha il suo scheletro fondato sul lavoro! E che ci ricorda fin dall’articolo 2 che abbiamo dei diritti e dei doveri e che la libertà di tutti dipende dall’apporto di tutti.. ). L’idea di Antonio Spinelli fu quella di non diventare solo un service editoriale ma una casa editrice vera e propria. Che si rivolgesse ai ragazzi. Senza parlare di carcere, ma offrendo loro storie che magari rendessero il carcere sempre più inutile o perlomeno migliore. Mi sembrò una follia. Ma una bella follia, soprattutto quando un maestro, Vinicio Ongini oggi esperto del MIUR per l’Intercultura, ci venne ad incontrare e a dire che i nostri banchi di scuola si stavano riempiendo di alunni stranieri. Che avrebbero avuto bisogno di essere accolti. Così come i “nostri” bambini italiani avrebbero avuto bisogno di conoscere meglio i nuovi arrivati, per non averne paura, per non crescere nel razzismo e nell’ignoranza. Nasce con la collana “I Mappamondi” la nostra storia, libri bilingui scritti da immigrati, libri ponte tra culture. E subito dopo le si affiancò “Nomos”, con il titolo Lorenzo e la Costituzione. Perché le norme, se condivise, sono essenziali per la vita di una democrazia. E questo i bambini lo capiscono molto bene: provate ad imbrogliarli quando giocano!

In cosa siete rimasti legati alle origini, e in cosa vi siete rinnovati?

I temi sono gli stessi, declinati in maniera diversa e rinnovati. Oggi siamo alle seconde (e tra poco terze) generazioni. Se la scuola e le istituzioni avrebbero dovuto proseguire la strada delle tante lingue e delle tante culture per arricchire la nostra, noi editori che dobbiamo e vogliamo trovare storie, segni che suscitino empatia, emozioni, pensiero, pausa, riflessione, non possiamo fossilizzarci ma la sfida è proprio nel trovare nuovi segni e nuove scritture che possano far sentire ai ragazzi che le ingiustizie vanno combattute, che si può scegliere da che parte stare, che si possono dire dei no e che si può partecipare.

Abbiamo messo le storie più difficili in alcune graphic novel, come l’ultima nata La leggenda di Zumbi l’immortale. Avevamo ascoltato le storie di alcuni ragazzi arrivati dai paesi lontani che avevano affrontato viaggi terribili, in particolare grazie a “Griot”, un giornale prodotto da Civico Zero, una organizzazione che accoglie a Roma profughi minori. Quello che ci aveva colpito in alcuni racconti era che al dramma si accompagnavano il rocambolesco e l’avventura nella voce di quei ragazzi, adolescenti, che avevano superato mille difficoltà ed erano fieri di avercela fatta. Abbiamo chiesto a Fabio Stassi, autore che ci piace molto e che sa mescolare verità e immaginazione viaggiando leggero nelle storie e nella Storia, se aveva voglia di scrivere una storia su questi ragazzi. Fabio ci ha detto di no: perché era storia troppo vicina e forse non sarebbe stato capace di non cadere nella retorica o comunque di non dare giustizia a quelle storie. Ma aveva una storia, che da tempo avrebbe voluto raccontare. La storia di un nero brasiliano che si ribella fino alla morte contro il colonialismo, l’arroganza dei bianchi. E che diventa leggenda, che addirittura brilla nel cielo brasiliano. Mentre Fabio raccontava, Federico Appel che ci aveva presentato Fabio, cominciava a tratteggiare giungla, animali e battaglie. Ecco questa storia forse ci rappresenta perché mostra il desiderio di trovare storie che aggiungano senso, e soprattutto chi le sappia raccontare senza pesantezza.

Progetti futuri e legati all’anniversario?

In questo 25esimo anno abbiamo avuto molti regali, come quello appena raccontato e cioè di avere Fabio Stassi tra i nostri autori. Abbiamo appena pubblicato David Almond con il suo Klaus e i ragazzacci, per gentile concessione di Salani, autore che amiamo molto e al quale mai qualche anno fa avremmo mai potuto pensare.

Abbiamo avuto un lungo progetto, che ha percorso l’Italia – partito dalla graphic novel di Assia Petricelli e Sergio Riccardi Cattive Ragazze e portato avanti insieme all’Associazione Kind of– che si è concluso con un bellissimo spettacolo teatrale con la regia di Cesar Brie e Ignacio Bustamante.

I nostri progetti futuri sono quelli di riuscire ad essere ancora più bravi a trovare storie e a lasciare segni. Non dimenticando l’impegno sociale e politico: quello che ci vede promotori di lettura nelle scuole che si trovano in territori dove non c’è accesso ai libri con il progetto Le biblioteche di Antonio, in attività per sostenere una legge sul libro in Italia che preveda biblioteche nelle scuole, con il Forum del Libro, o come quelle di Ibby Italia con la Biblioteca della legalità, la Biblioteca di Lampedusa e i tanti altri progetti nazionali e internazionali nati dall’idea di una donna straordinaria, Jella Lepman.

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