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David Lagercrantz: “L’Himalaya è il luogo perfetto dove ambientare un dramma”

Lo scrittore e giornalista svedese David Lagercrantz è noto in tutto il mondo per essere il continuatore della saga Millenium di Stieg Larsson, della quale ha scritto i due volumi finali sulle avventure

MILANO – Lo scrittore e giornalista svedese David Lagercrantz è noto in tutto il mondo per essere il continuatore della saga Millenium di Stieg Larsson, della quale ha scritto i due volumi finali sulle avventure di Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist, ma anche per aver scritto la biografia del calciatore Zlatan Ibrahimovic, “Io, Ibra“. E’ appena uscito in Italia il suo nuovo romanzo edito da Marsilio, “Il cielo sopra l’Everest“, un thriller psicologico che va in scena in alta quota, dove le condizioni ambientali estreme portano a galla i sentimenti più istintivi e incofessati dei protagonisti.

 

Il tuo ultimo romanzo è ambientato sulla catena montuosa dell’Himalaya, un luogo davvero insolito e aspro. Come le è venuta l’idea di ambientare la storia proprio qui? E’ appassionato di alpinismo?

Personalmente, mi piace stare al sicuro, sentire di essere sano e salvo. Non mi esporrei mai volontariamente al pericolo. Per me è già abbastanza avventuroso andare a piedi fino al pub vicino a casa. Ma questo non vale nella fantasia. Per questo motivo, credo, mi affascina il desiderio umano di buttarsi in avventure davvero azzardate. E poi, le montagne dell’Himalaya sono un luogo davvero irresistibile dove ambientare una storia drammatica.

 

Come mai ha scelto di ‘usare’ persone italiane come personaggi principali della tua storia?

Da quando sono bambino porto con me un amore profondo per l’Italia e questo sentimento emerge in ogni progetto in cui sono impegnato.

 

Nei tuoi libri ti ispiri spesso a storie realmente accadute, a persone che, in qualche modo, hanno o hanno avuto una vita straordinaria: hai scritto di Zlatan Ibrahimovic, Alan Turing, per quest’ultimo libro ti sei ispirato alla storia degli alpinisti che persero le loro vite nel 1996 scalando l’Everest. Come mai preferisci i personaggi ‘reali’ a quelli immaginari?

Sicuramente questa mia preferenza ha a che fare con la mia esperienza di giornalista. In più, credo che anche i racconti di invenzione si basino sempre sulla realtà, almeno in parte. Al giornalismo manca una cosa: non riesce a rivelare i pensieri interiori dell’umanità. Per esempio, non può seguire qualcuno fino al momento della sua morte. Invece un romanzo può farlo. Il romanzo può raggiungere un livello di comprensione che rimane inaccessibile al giornalismo.

 

Uno dei tuoi lavori più conosciuti è la continuazione della saga Millenium di Stieg Larsson con due romanzi: come ci si sente ad essere il successore di un così bravo scrittore? Ti sei sentito messo alla prova?

Naturalmente ero terrorizzato. Ma mi sono sentito anche messo alla prova e il gusto per la sfida mi ha spinto ad andare avanti. Come giornalista in realtà mi si addice molto essere terrorizzato, anzi ho bisogno di sentirmi così per mettermi in moto.

 

Come sei riuscito ad ottenere accesso all’intimità di una persona famosa come Zlatan Ibrahimovic, di cui hai scritto la biografia?

Prima di tutto, ho passato molto tempo con Zlatan. Gli ho detto sin dall’inizio che sarei stato fastidioso e che gli sarei ronzato intorno costantemente. Ma in realtà fare così è stato utile. Anzi, al momento sto terminando il manoscritto di un film internazionale basato sul libro.

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