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Cos’è il crampo dello scrittore?

Capita ad autori professionisti e a chi scrive per diletto: trovarsi di fronte ad un foglio bianco e non riuscire ad andare avanti. Quando la penna si ferma ecco cosa fare

MILANO – Capita ad autori professionisti e a chi scrive per diletto: trovarsi di fronte ad un foglio bianco e non riuscire ad andare avanti. Quando la penna si ferma, o le dita rimangono rigide sulla tastiera, si parla di “crampo dello scrittore”, o più comunemente “blocco dello scrittore”. In cosa consiste? Si tratta di una vera e propria patologia professionale oppure è una semplice mancanza d’ispirazione artistica dovuto ad altri fattori? Scopriamolo insieme.

 

LO STUDIO SCIENTIFICO – Il crampo dello scrittore è un disturbo del movimento che colpisce chi, per lavoro, compie sempre lo stesso tipo di azioni, potrebbe non essere dovuto solo al logorio professionale. Secondo un gruppo di ricercatori francesi capitanato da Christine Delmaire, del Centre Hospitalier Régional Universitaire Roger Salengro di Lille in Francia, anomalie nelle fibre che connettono diverse aree del cervello potrebbero contribuire ai disordini muscolari come il crampo dello scrittore e in particolare le vie cortico-subcorticali potrebbero essere implicate nei meccanismi alla base della malattia. Dunque si tratterebbe di un problema di diffusione cerebrale degli impulsi nervosi. In un articolo pubblicato sugli Archives of Neurology, i ricercatori francesi sostengono che i casi di crampo dello scrittore da loro osservati erano associati a cambiamenti microstrutturali che interessano fibre afferenti ed efferenti rispetto alla corteccia sensorimotoria primaria. Quanto riscontrato potrebbe avere delle implicazioni non soltanto per il crampo dello scrittore, ma anche per altri disordini muscolari, anche se non è noto come queste anomalie possano essere correlate alla fisiopatologia della malattia.

 

CASI FAMOSI – Nel passato, al “crampo dello scrittore” non era mai stato dato questo valore patologico. Esso ha colpito scrittori celeberrimi, che si sono tutti industriati nel ricercare una soluzione per uscire dall’impasse di ritrovarsi paralizzati di fronte a un foglio bianco o alla schermata vuota di un monitor. Costretti a misurarsi con quella sensazione che lo scrittore israeliano Amos Oz descrive con brutale e spietata sincerità: “Provavo una certa invidia verso mio padre. Diversamente da quanto succede a me, non si ritrovava mai a fissare un unico foglio bianco e beffardo, piazzato al centro di un arido piano di lavoro come un cratere sulla superficie lunare. Soltanto il vuoto, la disperazione e tu”. La canadese Margaret Atwood, oltre ad aver realizzato un decalogo su come superare il blocco che ha colpito anche autori come Francis Scott Fitzgerald, Hemingway o Gabriel Garcia Marquez, lo affronta facendo il bucato, mettendosi  a stirare o piantando chiodi; Neil Gaiman ostinatamente continua a inserire una parola dopo l’altra, anche senza correlazioni apparenti; John Williams, autore di “Stoner”, si rifugiava a lavorare nel suo enorme orto di 120 metri quadrati.

 

COSA FARE? – Le terapie, palliative o radicali a proposito del “crampo dello scrittore”, comprendono una ricca lista di rimedi tratti dalla “letteratura scientifica” in materia, che vanno dal fare una doccia gelata a una “chatline” autoconsolatoria tra scrittori vittime della sindrome. A  Bologna, lo scorso maggio è stato fondato il primo punto d’ascolto dedicato a tutti gli scrittori in difficoltà: il Pronto Soccorso Narrativo, gestito dallo scrittore e sceneggiatore italiano  Michele Cogo all’interno della Reale Farmacia Toschi.

 

 

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