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Come sono cambiate le famiglie dall’Ottocento ad oggi?

E' stato questo il tema della lectio magistralis di Massimo Ammaniti che si è svolta nel corso del festival Vicino/Lontano di Udine

UDINE – Vulnerabilità. Questa la parola chiave attorno alla quale sono ruotati gli oltre cento incontri di Vicino/Lontano, il festival che si è svolto a Udine dal 5 all’ 8 maggio e che ha dedicato il dialogo inaugurale alla Verità malata, da Ustica a Regeni, la cui drammatica vicenda è stata la cornice che ha collegato le diverse conversazioni della manifestazione. Vulnerabilità , dunque anche a partire da La famiglia adolescente ( Feltrinelli, 2015) , tema della lectio magistralis di Massimo Ammaniti che si è svolta domenica 8 maggio. Lo psicologo è partito dal celebre incipit di Anna Karenina : “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”, cioè , spiega Ammaniti, tutte le famiglie che funzionavano erano felici , quelle conflittuali o diverse non funzionavano.

 

LE NUOVE FAMIGLIE DI OGGI –  Ma dall’Ottocento in poi si è verificato un cambiamento profondo, esistono le famiglie monoparentali (una percentuale di oltre il 40 % negli Stati Uniti), le famiglie ricomposte e le famiglie omoparentali. Ma il dato più significativo è l’innalzamento dell’età media dei genitori, che, normalmente, hanno il loro primo figlio attorno ai 32 anni e questo comporta molte conseguenze sul rapporto, specie in età adolescenziale, con i propri figli. Il secondo dato da tenere in considerazione è l’indice di natalità molto ridotto, cioè le famiglie tendono ad avere un unico figlio.

Quali sono le conseguenze? “Un tempo – spiega lo psicologo – i figli avevano una routine diversa dai genitori, oggi invece condividono fin dalla nascita le abitudini dei genitori. Quando il figlio è unico, inoltre, focalizza e assorbe l’interesse dei genitori”. Lo aveva anticipato Freud nel Saggio sul narcisismo, dicendo che  il figlio realizza quello che i genitori non hanno saputo realizzare nella loro vita . Diventano in pratica un ‘estensione di sé. “Questo – aggiunge Ammaniti – ha modificato nel tempo anche il rapporto con la scuola, perché , essendo il figlio una sorta di patrimonio familiare, i genitori tendono a proteggerlo e a difenderlo da qualsiasi intromissione esterna, compresa quella scolastica quando un tempo invece le regole della famiglia e della scuola coincidevano”.

 

L’ADULTASCENTE – La tendenza generale è quella del ripiegamento su di sé sia da parte degli adolescenti che da parte degli adulti, che si trasforma, venendo meno le differenze generazionali , in una fusione tra età adulta ed età adolescenziale – l’adultascente – aiutata anche dal fatto che sono venuti meno i riti di passaggio anche nel modo di vestirsi : un tempo c’erano i pantaloni corti, quelli alla zuava e poi quelli lunghi , oggi invece c’è uniformità anche nel vestire e non c’è distinzione di età. Il sociologo Baumann parla di liquefazione di questi apparati e cosi anche la famiglia diventa liquida, perché non ci sono più normative e regole forti . “La famiglia adolescente è poi la famiglia in cui l’adolescenza  coincide, visto l’innalzamento dell’età dei genitori,  con la crisi degli adulti cinquantenni che si sentono rivitalizzati, invadendo lo spazio dei propri figli, diventandone – avverte Ammaniti,  pericolosamente amici, confidenti, complici”. Ora, non avendo più genitori a cui contrapporsi, la ribellione tipico adolescenziale avviene in modi diversi, esibita nell’abbigliamento e nella gestualità, in maniera simili tra maschi e femmine. Le ragazze sono più dirette ed esplicite di un tempo perché vogliono sottolineare rispetto alle loro madri che sono loro le giovani. Questo atteggiamento è sostenuto dal gruppo. Non esiste più il complesso di Edipo siamo piuttosto in una fase narcisistica in cui il gruppo e i social media avallano il bisogno di conferme, il che è evidente anche a livello di lessico: si parla infatti di felicità di realizzazione dei propri desideri più che di impegno o di responsabilità .

“I neurologi- conclude Ammaniti – parlano di cambiamenti nel cervello degli adolescenti, cambiamenti che devono essere guidati e supportati cioè gli adulti devono tornare ad essere adulti”.

 

Alessandra Pavan

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