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Come educare i bambini all’uso di internet, i consigli della blogger Federica Caladea

Oltre ad analizzare il fenomeno dei social, la blogger ed autrice del libro "Agnese" racconta come è nata l'opera e rivolge alcuni utili consigli per gli scrittori emergenti

MILANO – Affiancare i ragazzi, specialmente i più piccoli, durante l’uso di internet, avvertendoli dei pericoli ma senza demonizzare il web. E’ questo uno dei consigli per un corretto uso dei social e del web da parte dei più piccoli secondo Federica Caladea, blogger ed autrice del libro “Agnese“, opera che ha inaugurato UNDICIMINUTI, collana digitale di narrativa breve di Gemma Edizioni. Nel corso dell’intervista, Federica racconta come è nata l’opera e rivolge alcuni utili consigli per gli scrittori emergenti.

 

Chi è Agnese e quanto di te c’è in questo personaggio?

Agnese è una giovane donna che non ha ancora superato la morte della nonna materna, a cui era molto legata, e che vive nel rimpianto di non essere riuscita a dirle addio. A distanza di qualche anno, ritrova una lettera a lei indirizzata, in cui proprio la nonna le confessa un segreto celato per quasi settant’anni.

In Agnese c’è molto di me, soprattutto nella prima parte della storia, in cui riaffiorano i ricordi dell’infanzia e in cui vengono descritti i luoghi in cui ha vissuto la nonna.

 

Come è venuto il desiderio di scrivere questo libro e quali consigli dai a chi nutre il sogno di scrivere?

Il libro è nato per caso. Inizialmente la mia intenzione era quella di raccontare qualche mio ricordo d’infanzia, poi, mano a mano che le dita scrivevano, la storia ha preso vita.

A chi sogna di scrivere consiglio di leggere molto, moltissimo e di non seguire i trend o scrivere cercando di immaginare ciò che potrebbe piacere al lettore. La scrittura è personale e rivela molto dell’autore, se è costruita si vede, va a scapito della qualità e perde di spessore.

 

Con questa storia hai inaugurato la collana UNDICIMINUTI di Gemma Edizioni: qual è il significato di questo progetto?

Undiciminuti è una collana digitale di narrativa breve che nasce dalla convinzione che sia possibile narrare grandi storie in non più di 50.000 battute. Undiciminuti infatti indica un tempo piccolo, perfetto per concedersi alla lettura in ogni momento della giornata, sia per riempire le attese che per estraniarsi, anche solo mezz’ora, dalla quotidianità. Il lettore può contare su racconti di qualità che spaziano tra i più svariati generi letterari, per soddisfare tutti i gusti.

 

 

Il testo del tuo e-book è una domanda: tu che risposta ti sei data?

Che sì, si può lasciare in eredità il ricordo di un amore. Il messaggio del mio racconto è che ognuno di noi, non è solo ciò che ha vissuto, ma anche chi ci ha amato. Agnese è Agnese anche grazie all’amore di Caterina, sua nonna. Noi tutti ci portiamo dietro un bagaglio personale che non è solo frutto degli insegnamenti ricevuti ma anche un’estensione dell’amore, dei sentimenti e delle emozioni che hanno governato la vita di chi ci ha cresciuto.

 

Mamma e avvocato, quindi una vita molto impegnata: come riesci a trovare il tempo da dedicare ai libri?

Non lo so nemmeno io. Scherzi a parte, dipende da quanto è prolifico il periodo. Se ho un’idea in testa, mi ritaglio ogni piccolo momento libero. Ho sempre con me un piccolo portatile perciò sfrutto la pausa pranzo o l’ora di nuoto dei bambini. A volte scrivo fino a tardi, quando tutti dormono, oppure capita che mi svegli all’alba e ne approfitti prima che suoni la sveglia. Agnese, invece, l’ho scritto durante una vacanza estiva. Le notti fresche e il frinire dei grilli sono molto stimolanti.

 

Sei anche molto attiva su diversi social. Pensando al fenomeno dei cosiddetti “haters”, ritieni che il problema sia nel mezzo o nella cultura di chi li utilizza?

Assolutamente nella cultura di chi li utilizza. Gli imbecilli, i violenti o, come li chiama Mentana, i webeti sono sempre esistiti. I social sono solo una cassa di risonanza che permette a questi soggetti di esprimersi in tutta libertà credendo, erroneamente, di essere intoccabili. In troppi ancora pensano che il mondo virtuale sia una terra di nessuno in cui non vigono regole e si può dire e fare tutto ciò che si vuole. Fortunatamente non è così e qualcuno sta cominciando a capirlo, anche se siamo ancora molto indietro.

 

A tua avviso come si potrebbero tutelare ed educare, soprattutto i più piccoli, all’utilizzo dei social e del web perché diventino strumento di crescita culturale?

Intanto seguendoli ed evitando che navighino da soli, almeno finché sono piccoli e, se più grandi, sensibilizzandoli sui pericoli che possono nascondersi dietro a determinati account o siti, senza tuttavia spaventarli demonizzando il web che può invece essere una grande risorsa e un’opportunità di crescita. E poi insegnando loro che il web è esattamente come la vita reale, in cui vigono il rispetto e l’educazione. Ma sono convinta che se questi valori vengono già insegnati ai figli, non ci sia bisogno di un’educazione supplementare per l’utilizzo dei social.

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