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Come diventare un ghostwriter di successo

Alice Basso, autrice del libro "La scrittrice del mistero", ci racconta i segreti di questo mestiere attraverso le caratteristiche della protagonista dei suoi libri, Vani Sarca

MILANO – Come un  camaleonte, saper imitare alla perfezione il modo di esprimersi, ma anche di ragionare, di argomentare, dell’autore per il quale scrive. Sono questi i requisiti indispensabile di un ghostwriter secondo Alice Basso, autrice del libro “La scrittrice del mistero“, opera con protagonista Vani Sarca,una ghostwriter appunto, misantropa e sociopatica, gelosa dei propri spazi e del proprio distacco dal mondo, dotata di enorme mepatia ma pochissima simpatia. Un personaggio che, in questo come nei precedenti libri, permette ad Alice Basso di raccontare ciò che succede durante la realizzazione di un libro, cosa accade all’interno di una casa editrice.

 

Come nasce il personaggio di Vani Sarca?

Tutto nasce dal fatto che, nell’autunno del 2013, lavoravo nell’ambiente editoriale da ormai una dozzina d’anni e me n’ero fatta un’idea ben precisa: “è un posto di pazzi”. E lo è: è un ambiente in cui si incappa in personaggi, in gag, in dinamiche veramente singolari e buffe. Così mi sono detta: “non posso tenermi tutta questa massa di aneddoti e personaggi per me, devo scriverci qualcosa su”. Mi serviva un personaggio che facesse dunque da collante a una serie di storie, episodi e siparietti ambientati nel mondo editoriale e, inizialmente, avevo pensato a una editor o redattrice, come me. Poi però mi è venuta in mente la figura del ghostwriter [la figura editoriale che scrive libri che poi vengono firmati da qualcun altro, nda], che è molto più interessante perché, oltre a essere meno nota, offre lo spunto per un sacco di riflessioni sul tema dell’identità, del trovare la propria voce. A quel punto però si trattava di creare un ghostwriter che, pur passando il tempo a entrare nelle teste altrui per imitarne lo stile e il pensiero, non diventasse schizofrenico. Così ho pensato di crearne una che avesse una personalità talmente forte e “autoprotetta” da non rischiare di perdersela per strada facendo il suo lavoro. Ed ecco che mi si è presentata Vani Sarca, misantropa e sociopatica, gelosa dei propri spazi e del proprio distacco dal mondo, dotata di enorme empatia – nel senso che riesce a entrare nella testa delle persone – ma pochissima simpatia – nel senso che le persone che pure capisce così bene non per questo le stanno però simpatiche. Una volta fatto il “bozzetto”, il resto – l’abbigliamento dark, il sarcasmo estremo… – è venuto da sé e con mio grande divertimento!

Quanto c’è di autobiografico in lei?

Fortunatamente, e sottolineo fortunatamente, io non sono Vani: dev’essere una fatica pazzesca vivere così pieni di diffidenza verso il prossimo… Abbiamo però alcuni tratti comuni, mi è capitato di doverli contare ed eccoli qui: entrambe facciamo schifo in cucina; entrambe ci tagliamo i capelli da sole davanti allo specchio; entrambe dimostriamo meno anni di quelli che abbiamo 8cosa appagante, ma che sul lavoro spesso diventa un problema); entrambe apprezziamo il whisky torbato (con moderazione, prima che qualcuno pensi male…); e naturalmente entrambe viviamo nell’ambiente editoriale, anche se io – e qui risfodero il “fortunatamente” – non faccio la ghostwriter (che immagino debba essere un lavoraccio estenuante).

Cosa la rende secondo te un personaggio così amato dai lettori?

Credo che tutto stia nel suo sarcasmo: nessuno di noi comuni mortali può ovviamente permettersi nella vita di tutti i giorni di essere così drastico e tranchant nel parlare con i suoi colleghi, familiari o conoscenti, o col proprio capo sul lavoro!, se non vuole finire licenziato (o linciato); ma Vani fa un lavoro che, in quel modo, sa fare solo lei, e dunque può permettersi di essere eccentrica e pungente senza rischiare troppo. E questo, sia per me quando scrivo sia – credo – per il lettore… è un sacco catartico! Vani dice quello che anche tu, magari quando sei stanco, esasperato, o semplicemente sveglio da mezz’ora e a guardia abbassata, vorresti dire a chi ti infastidisce (ma non puoi).

 

Vani Sarca è una ghostwriter: quali sono le caratteristiche principali che deve avere un ghostwriter?

Be’, un ghostwriter sta facendo male il suo mestiere se, quando leggi un libro dietro al quale c’è lui, ti viene da esclamare: “E chi l’avrebbe mai detto che questo politico/personaggio televisivo/sportivo/ecc. scrivesse così? A sentirlo in tv parla in modo tutto diverso!”. Oppure: “Certo che questo romanziere ha proprio cambiato stile, rispetto ai suoi libri precedenti”. Un ghostwriter deve essere un camaleonte: saper imitare alla perfezione il modo di esprimersi, ma anche di ragionare, di argomentare, dell’autore per il quale scrive. E quest’empatia naturale di cui Vani è dotata la rende perfetta allo scopo.

 

photocredits: Yuma Martellanz

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