MILANO – “Conoscere il libro, la canzone, il film, e appunto la serie tv, preferiti di un adolescente è essenziale per cogliere la direzione del suo sguardo.” E’ questo il pensiero di Alessandro D’Avenia, su cui il “prof 2.0” ha incentrato il suo intervento settimanale sulle pagine del Corriere della Sera.
Tredici ragioni per vivere
Le serie tv per i ragazzi
L’importanza delle relazioni
Il focus di d’Avenia si sposta nuvoamente sulal serie “Tredici”, capace di aiutarlo a capire meglio i ragazzi. “Nella serie l’assenza degli adulti è sottile: distanti anche se presenti, a volte incapaci di ascoltare, a volte di proporre orizzonti di senso alle giovani vite. Il coprotagonista maschile, diciassettenne, dice allo stesso insegnante con cui la ragazza si era confidata: «Dovremmo imparare a volerci bene… in modo migliore». Ecco dunque l’antidoto alla minaccia nichilista: non basta il rispetto, non bastano regole, nozioni e informazioni, non basta lo stesso tetto (familiare, scolastico…), non bastano profili, contatti e follower. Ci vogliono relazioni generative e rigenerative, cioè quelle in cui il nostro valore è riconosciuto sempre e comunque, senza doverselo accaparrare”. Dalla fictino alla realtà, l’episodio citato ricorda a D’Avenia la recente lettera di una diciassettenne vittima di bullismo e conclude: “dovremmo far scrivere ai ragazzi almeno tredici ragioni per cui vale la pena stare al mondo”.