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Claudio Magris, “Il romanzo è oggi la vera testimonianza storica”

Lo scrittore triestino ha ricevuto a Gorizia il premio Friuladria “Il romanzo della storia”

UDINE – Il conferimento del premio Friuladria Il romanzo della storia a Claudio Magris nell’ambito del Festival letterario èStoria, svoltosi a Gorizia, dal 18 al 22 maggio, è  stata l’occasione per un dialogo con lo scrittore per svelare un percorso letterario sempre intrecciato alla Storia, per giungere soprattutto all’ultima opera dell’autore, Non luogo a procedere (Garzanti) :un giudizio universale dove la Storia è presentata come “raschiamento della coscienza e soprattutto della coscienza di ciò che sparisce”. Secondo la giuria che ha conferito il premio, nei suoi scritti Claudio Magris ha provato anzitutto la debolezza delle frontiere tra i popoli, giungendo poi ad abbattere quelle disciplinari tra storia e letteratura, che ha intrecciato interpretando passato e presente con grande capacità di comunicarne sfumature, contraddizioni e suggestioni. In particolare, nell’ultimo romanzo, il confronto tra essere umano e storia emerge in tutta la sua asprezza e inevitabilità, anche a partire dalla tragica storia del nostro territorio nel Novecento, per risalire poi ad altre epoche di schiavi e ingiustizie.

 

COME SI INTRECCIANO NARRATIVA E STORIA – Questo il punto di partenza dell’incontro, seguito alla consegna del premio, “Romanzo e Storia”, nel corso del quale Claudio Magris, intervistato da Alessandro Mezzena Lona, racconta come è sorta la sua passione per la storia, una passione totale, nata negli anni dell’adolescenza, condivisa con i migliori amici, ma più dei libri, più dei professori, però, a indirizzarlo sulle vie della Storia, e della fantasia, è stato il padre. “Lo storico deve guardare alla totalità dei fatti – spiega Claudio Magris -, collocando il singolo destino in un contesto generale. Il narratore, invece, può concentrarsi sul destino di alcuni personaggi, senza perdere di vista il contesto generale, forse risvegliando anche le coscienze” Così succede nell’ultimo romanzo a proposito dello strano oblio dell’oblio che ha circondato la Risiera di san Sabba. “Se non avessi iniziato a ragionare attorno a questa cancellazione della memoria – dice Magris- oggi forse il mio romanzo non ci sarebbe. L’aspetto che mi incuriosiva di più è che questo oblio dei fatti, tutto sommato, non riesce nemmeno a fare male. Ci si è dimenticati di aver dimenticato che lì dentro venivano imprigionate, torturate, gasate persone innocenti”.

Nei romanzi di Claudio Magris , anche nell’ultimo, spesso la Storia è un inferno: Ci sono momenti in cui la Storia si è presentata con quella  che Nietsche chiamava terribile forza di annientamento, Ed è chiaro che chi la subisce, attraverso le guerre, le ingiustizie, l’infelicità, in quel momento vive tutto come fosse un assoluto. Questo assoluto determina l’atmosfera infernale quando scrivo”

 

E’ ANCORA POSSIBILE SCRIVERE UN ROMANZO STORICO? – “Lo scrittore del ’900, come quello del terzo millennio, non può più permettersi di scrivere grandi romanzi storici. Per i romanzieri del passato era probabilmente  più facile. Vivevano in un mondo in cui era consentito loro usare la stessa sintassi, la stessa lingua, per scrivere le proprie storie e per scrivere di storia. La Storia  oggi sembra diventata un romanzo, perché è disposta ad accogliere in sé tutte le soluzioni possibili, perché è il romanzo  ad  essere diventato la vera testimonianza storica. Non solo se racconta il momento esatto in cui in un Paese vive una determinata contingenza, ma perché stringe il suo obiettivo su una singola persona che vive in prima persona quell’evento”. Oggi lo scrittore dev’essere pronto a sdoppiarsi? “Se un giornale mi chiede di commentare l’idea di alzare un nuovo muro al Brennero per fermare i migranti non posso certo scrivere l’articolo con lo stesso tono di quando racconto di Massimiliano a Miramare. Mi sentirei rispondere che, così, non va bene. Sono due modi profondamente diversi di avvicinarsi alla realtà”.

 

IL SUCCESSO DEL FESTIVAL – L’XII° edizione di èStoria 2016, che ha avuto come parola chiave schiavi, ha superato le migliori aspettative, con il tutto esaurito nelle diverse sedi del festival. Il programma, ricchissimo e variegato, quest’anno si è segnalato per una scelta un po’ controcorrente perché, a differenza degli anni scorsi, sono stati pochi i nomi di personalità molto note, e molti gli ospiti poco conosciuti che hanno però offerto testimonianze significative e toccanti. Il risultato è stato un’edizione più partecipata e più estesa: sono state infatti oltre 60.000 le persone che hanno affollato le diverse sedi del festival. “La dodicesima edizione di èStoria ha visto il Festival sempre più in grado di attrarre e coinvolgere un pubblico desideroso di confrontarsi con i grandi temi della Storia. La scelta di un tema dai connotati aspri, com’è sicuramente il caso di Schiavi, non ha intimorito gli spettatori, che hanno dimostrato un’attenzione e una sensibilità culturale di grande significato – ha dichiarato l’ideatore e direttore del Festival Adriano Ossola – L’avvicendarsi di ospiti internazionali, studiosi, scrittori e testimoni si è svolto in sintonia con una città pronta a rispondere con entusiasmo e consapevolezza sempre crescenti”.

 

Alessandra Pavan

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