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Chiara Giacobelli, “Per il mio primo romanzo mi sono ispirata ad Audrey Hepburn ed i suoi figli”

L'autrice ci racconta il suo romanzo d'esordio, in cui mescola suspence, mistero, romanticismo, nonché una marea di gaffe per ridere sotto l'ombrellone

MILANO – E’ uscito da pochissimo in libreria Un disastro chiamato amore, romanzo d’esordio – ma decimo libro pubblicato – della scrittrice e giornalista Chiara Giacobelli. Si tratta di una commedia brillante, divertente, ricca di suspense e mistero, romanticismo, nonché una marea di gaffe che vi porteranno a ridere ininterrottamente sotto l’ombrellone. Ma oltre a tutto ciò, “Un disastro chiamato amore” è anche un romanzo liberamente ispirato a una serie di personaggi realmente conosciuti dall’autrice: da Maria Luisa Spaziani ai figli di Audrey Hepburn, da Marta Marzotto a Rossana Podestà, fino ai grandi registi e sceneggiatori della Commedia all’Italiana, quali Furio Scarpelli, Ettore Scola e Mario Monicelli. Abbiamo intervistato l’autrice per scoprire qualche retroscena.

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Come è nata l’idea di questo libro?
Diciamo che io sono una persona un po’ maldestra e nel corso della vita ho collezionato un certo numero di gaffe e bizzarrie. Le mie amiche hanno insistito talmente tanto affinché io le pubblicassi, che alla fine mi è venuta l’idea di scrivere questo libro. Oltretutto esso è nato in un periodo di mia malattia, come forma di terapia contro il dolore e la sofferenza consigliata dai medici. Il concetto principale che vorrei passare è dunque quello per cui l’ironia è il sale della vita, ciò che spesso ci salva e ci permette di vedere le cose in modo diverso, o trovare le forze per reagire.
A ciò si intrecciano delle storie più profonde legate al cinema, alla cultura, ai drammi che una famiglia può subire, al rapporto tra vero e falso, il tutto sotto la luce accattivante di un piccolo giallo.

 

Quanto c’è di tuo nella protagonista Vivienne?
Tutto, lei è decisamente il mio alter ego letterario. Per il personaggio di Alex mi sono invece ispirata in parte al figlio di Audrey Hepburn, Sean Ferrer, che ho conosciuto e che come lui è presidente di una fondazione umanitaria. Sua madre è una figura complessa in parte ripresa dalla stessa Audrey, in parte costruita sulla base di incontri avuti con Maria Luisa Spaziani, Marta Marzotto, o di studi fatti su Rossana Podestà. Insomma, si tratta di una commedia tutta da ridere in cui la protagonista mi è uscita fuori in maniera naturale guardando a me stessa, ma dietro ci sono anche chiavi di lettura di maggiore spessore.

 

Perché hai scelto come luoghi Parigi e il Golfo dei Poeti?
Perché sono entrambe location magiche, suggestive, romantiche e ricche di storia, che io adoro. Parigi è di certo più nota e inflazionata, il Golfo dei Poeti invece è ingiustamente troppo poco valorizzato. Si tratta di una meta turistica che consiglio a tutti, vicina alla Toscana, scelta in passato dagli Shelley che vi si stabilirono per un periodo, al pari di molti altri intellettuali e poeti (da qui il nome). Lerici, San Terenzo, La Spezia, il borgo de Le Grazie e poi più in alto la Riviera dei Fiori sono tutte località che meritano di essere visitate almeno una volta. Portovenere poi è stata inserita nel Patrimonio Unesco insieme alle Cinque Terre ed è semplicemente meravigliosa!

 

Volendo svelare pochissimo del finale, possiamo dire che ci sarà un colpo di scena proprio nelle ultime pagine e un interrogativo rimarrà aperto. Hai in previsione un seguito?
Se questo libro andrà bene e la casa editrice me lo permetterà, assolutamente sì. Ho già in mente tutta la storia, e anche numerose gaffe da raccontare. E poi potrebbe essere l’occasione giusta per spendere qualche mese a Parigi!

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