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Charles Baudelaire e la perdita dell’aureola, la nascita del maledettismo poetico

In questo breve testo allegorico e satirico Baudelaire spiega l’origine della poetica “maledetta”: i poeti hanno perso la loro aureola

MILANO – In occasione dell’anniversario della nascita di uno dei più importanti scrittori dell’Ottocento, vi proponiamo quello che potrebbe essere il suo manifesto ideologico e poetico. In questo breve scritto satirico Charles Baudelaire affronta la perdita della propria “aureola poetica”. Nel passato i poeti coronati d’alloro (e celebrati ufficialmente dai propri governi)non svolgevano solo un ruolo letterario, ma erano anche i portatori della sacralità della poesia, dei valori etici e morali della società. Un punto di riferimento fondamentale per la comunità: i governi se ne contendevano il favore e il pubblico li venerava e li ascoltava. Oggi invece (nel 1821), il progresso e l’evoluzione sociale ha posto l’uomo di fronte alle contraddizioni dello sviluppo economico: ha perso la certezza della religione e della scienza, si sente smarrito e non crede più in niente. Così il poeta stesso non può più essere guida della società: ha perso il suo prestigio, la sua funzione di vate e la sacralità del suo canto. L’aureola poetica di Baudelaire giace nel fango, il suo canto può raccontare solo dello smarrimento umano e della sua dissoluzione.

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Perdita d’aureola

“Ehilà! voi qui, mio caro? Voi in un postaccio? voi, il bevitor di quintessenza, voi, il mangiator d’ambrosia?”
“C’è da essere stupito, davvero.
Mio caro, sapete il terrore che ho dei cavalli e delle vetture. Prima,
come attraversavo in gran fretta il viale, e saltellavo nella mota, attraverso quel mobile caos dove la morte arriva galoppando da tutte le parti
contemporaneamente, la mia aureola, in un brusco movimento, m’è
scivolata dal capo nel fango della massicciata. Non ho avuto il coraggio di raccattarla. Ho ritenuto meno spiacevole perdere le mie insegne, che non
farmi rompere l’ossa. E poi, mi sono detto, non ogni male viene per nuocere. Ora posso girare in incognito, fare delle bassezze e darmi alla crapula come i semplici mortali. Ed eccomi in tutto simile a voi, come vedete!”
“Dovreste almeno mettere un annuncio riguardo all’aureola, o farla richiedere dal commissario.”
“Assolutamente no! Mi trovo bene qui. Voi, voi solo m’avete riconosciuto. Del resto, la dignità m’è venuta a noia. Poi, mi piace il pensiero che qualche
poetastro la raccatterà e se ne cingerà sfacciatamente. Far felice uno, che
piacere! e soprattutto, felice uno che mi farà ridere!
Pensate a X, o a Z! Sarà proprio buffo, no?”

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