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Carlos Ruiz Zafòn, “Scrivere un romanzo è come partire per una guerra”

Lo scrittore spagnolo, best seller mondiale con la Tetralogia di Barcellona, ha inaugurato la 18esima edizione di Pordenonelegge a colloquio con Edoardo Vigna

PORDENONE – Carlos Ruiz Zafòn, lo scrittore spagnolo più amato e letto dai tempi di Cervantes , best seller mondiale con la Tetralogia di Barcellona, ha inaugurato  la 18 esima edizione di Pordenonelegge a colloquio con Edoardo Vigna , redattore del Corriere della Sera.

SCRIVERE? COME PARTIRE IN GUERRA – Il Labirinto degli spiriti è  l’ultimo libro della tetralogia del Cimitero dei Libri Dimenticati, che ha avuto inizio nel 2001 con L’ombra del Vento e continuato nel 2008 con Il Gioco dell’Angelo e nel 2011 con Il Prigioniero del Cielo, tutti pubblicati da Mondadori. “La straordinaria complessità dell’intreccio parte proprio – rivela Zafòn – dalla metafora visiva del labirinto che si snoda in una serie di immagini che sgorgano incessantemente l’una su l’altra come su un telaio in perpetua lavorazione. In questo universo narrativo possono cosi rientrare tutti i generi letterari che si preservano attraverso l’oggetto libro nella memoria. “Scrivere un romanzo è come partire per una  guerra – rivela Zafòn – : bisogna avere una strategia che si deve adattare ai cambiamenti. Sono partito da uno scheletro complesso – la strategia di guerra appunto, e poi moltissime cose sono cambiate perché è impossibile pianificare l’ effetto domino di storie che nascono l’una sull’altra e perciò necessariamente l’intreccio deve saper essere flessibile. Capita, per continuare con le metafore , ciò che capita a un giocoliere che inizia con due palline e poi si trova con altre palline e a certo punto deve fermarsi: così la mia idea iniziale si è adattata ai cambiamenti, il che vuol dire anche eliminazione di trame e personaggi. “Ma non le è dispiaciuto far scomparire nella trama definitiva personaggi buoni?” Incalza l’intervistatore “Ci si affeziona ai propri personaggi, è vero – risponde lo scrittore catalano_ ma è un sacrificio necessario nell’economia narrativa : lo si fa per un bene più grande.

MUSICA E SCRITTURA – A tenere tutto insieme è la musica delle parole. Musica, una vecchia passione dello scrittore catalano tanto da chiedersi, in gioventù, se la sua carriera sarebbe stata quella di musicista o di scrittore. “Come narratore – confessa Zafòn –  la musica influenza la metrica della parole, la dinamica della sintassi , la scelta delle parole. La struttura dell’ultimo romanzo ricalca quella della messa requiem e non a caso due capitoli si intitolano requeim e kyrie. Il linguaggio musicale è simile a quello letterario: la narrazione in fondo è una orchestra di parole, aldilà del contenuto, di sensazioni e  di percezioni. Il processo compositivo è simile: il musicista cerca l’armonia di suoni e il narratore deve trovare i colori e i timbri adatti. Scrivo e riscrivo il testo centinaia di volte e poi rileggo ad alta voce perché voglio che i requisiti di sonorità e dinamicità risuonino nel silenzio della mente del lettore”.

NO AL CINEMA – Suggestioni visive e musica: viene naturale pensare al cinema. Ma più volte lo scrittore catalano si è espresso categoricamente, rifiutando la possibilità di adattamento dei suoi romanzi per il grande schermo. E a pordenonelegge ne rivela i motivi. “Sono stato scrittore – dice –  sceneggiatore e di nuovo scrittore e proprio perché ho lavorato dentro il mondo del cinema ho capito che sono linguaggi diversi e in qualche modo inconciliabili. Poi, nel momento in cui ho cominciato la tetralogia, ho scritto pensando solo ed esclusivamente alla letteratura e non al cinema, anzi ho voluto sottolineare l’idea della filiera del processo produttivo attraverso il quale la parola scritta arriva al lettore: niente é più complesso ed esaustivo di un romanzo e io ho comporre un’ode alla letteratura e a tutti i suoi meccanismi. Ho scritto per il piacere della lettura”.

BARCELLONA NEL CUORE – Non può mancare un accenno all’attualità e alla questione dell’ indipendenza della Catalogna, chiesta recentemente da un milione di persone scese in piazza a manifestare. Ma lo scrittore, catalano di nascita, da 25 anni vive in California e rivela di avere uno sguardo distaccato e lontano rispetto alla questione dell’indipendenza, che esiste da sempre con momenti di calma e di grande tensione, come quello attuale . “Anche se – dice lo scrittore – bisogna ricordare che sono scese in piazza moltissime persone, ma non sono la maggioranza: c’è invece una popolazione polarizzata e spaccata in due. A complicare lo scenario, contribuisce l’assenza dell’istituzione centrale che si tiene fuori e non entra nel dibattito per cui il gioco delle parti è bloccato.

PROGETTI FUTURI – Quali i progetti futuri di Zafòn? “ Ora, dopo un ‘opera cosi complessa – dice – è tempo di un orizzonte diverso lontano dalla Barcellona cupa della Tetralogia , questo luogo così oscuro e pieno di magia che porta la mente a evocare storie sepolte”. Ma lo scrittore catalano tace su particolari più dettagliati, sicuro che comunque la sua opera non finirà nel cimitero dei libri dimenticati, un luogo che esiste solo nell’immaginazione: “per fortuna – conclude Zafòn – perché più di un lettore si è avventurato a cercarlo”.

 

Alessandra Pavan

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