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Bruna Magi, scrivere per dare una seconda vita a chi non c’é più

La critica cinematografica e giornalista di Libero è in libreria con "Vietato al padre", un libro nato dopo una tragedia pesante: la perdita improvvisa del fratello

MILANO – Far continuare la vita del fratello recentemente scomparso, rendendolo protagonista di un romanzo. E’ quanto fatto dalla giornalista Bruna Magi nel suo ultimo libro “Vientato al padre“, un romanzo tragico e commovente in bilico tra il dolore e un gioco fantastico, una storia di affetti familiari che sconfiggeranno la morte per confermare la forza della vita. Ecco l’intervista alla critica cinematografica e giornalista di Libero Bruna Magi.

 

Come nasce l’idea per il libro “Vietato al padre”?

Dal contatto con il dolore. Ho perso un fratello all’improvviso. Una tragedia pesantissima. E anzichè cercare di buttarmi il lutto alle spalle, come umanamente accade, ho voluto far  continuare la sua vita, inserendola in un romanzo. E rendendolo protagonista. Ma solo come partenza, perchè tutta la storia prende le ali della fantasia. In una sorta di vita parallela dall’aldilà.

 

Hai attinto da fatti di cronaca o di vita personale per la trama del romanzo?

Il figlio di una mia amica ha avuto forti problemi con una donna molto egoista, per riuscire a  far valere il suo diritto di paternità. Questo mi ha dato l’idea della storia di un uomo privato del figlio.

 

Questo libro celebra i valori degli affetti familiari. Che valore ha la famiglia oggi? Come è cambiato nel corso del tempo “il focolare domestico” come punto di riferimento di una persona?

Per me la famiglia ha lo stesso identico valore di sempre. E credo accada a molte persone. Chi ha il desiderio di abbandonarla lo provava anche anni fa. Ma era molto difficile realizzare l’evasione.

 

Sei una critica cinematografica. Hai mai pensato alla trasposizione cinematografica di questo romanzo o di uno dei precedenti? Se si, quale regista ti piacerebbe dirigesse la sceneggiatura?

Sì, è un fatto istintivo. Anche perché la mia modalità di narratrice è molto vicina al  cinema. Racconto per immagini, e certe pagine sembrano già quasi una forma di sceneggiatura. Un regista per “Vietato al padre” potrebbe essere Paolo Virzì. Lui che ha parlato sempre molto di donne. E in senso positivo. Mi incuriosirebbe vedere quale ritratto farebbe di una donna perfida inserita nel romanzo.

 

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