Sei qui: Home » Libri » Antonia Storace, “E’ un onore vedere il mio testo accostato al nome di Alda Merini”

Antonia Storace, “E’ un onore vedere il mio testo accostato al nome di Alda Merini”

In occasione della Festa della Donna, abbiamo intervistato l'autrice il cui testo "Donne al quadrato" è stato diffuso in rete con l'attribuzione errata ad Alda Merini

MILANO – Ognuno di noi ha in dotazione delle ali, poi ciascuno decide se volare come un’aquila o vivere come un pollo. E’ questa la teoria di Antonia Storace, scrittrice per amore e vocazione, autrice del libro “Donne al quadrato“, il cui testo è stato diffuso in rete con l’attribuzione errata ad Alda Merini. In occasione della Festa della Donna, abbiamo intervistato l’autrice, la quale ci ha raccontato vantaggi e svantaggi di questa falsa attribuzione, che a distanza di quattro anni non è riuscita ancora ad arginare, ed il suo orgoglio di donna e narratrice di storie femminili.

Come nasce la tua passione per i libri e la lettura?

Mi viene in mente una citazione di Alessandro Baricco che recita: “Leggere è una sporcheria dolcissima. Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura, un libro che inizia”. Da che ne ho memoria, l’amore per i libri, ed il rispetto che gli si deve, mi accompagnano da sempre.

Oggi è la festa della Donna: ci spieghi chi sono le tue “donne al quadrato”?

Credo che “al quadrato” lo siano, potenzialmente, tutti. Le ali sono state date in dotazione a ciascuno di noi. La scelta, poi, di volare come un’aquila o, al contrario, di restare a terra e continuare a vivere da pollo – per citare un celebre libro dell’autore Anthony De Mello – è del tutto personale. Ognuno vive la vita che sente giusta per sé stesso. Ciò che davvero conta, secondo me, ciò che ci qualifica come persone, è la capacità di prendere consapevolezza dei propri mezzi, del proprio valore intrinseco. Emergere a questo stato di coscienza, sapere chi si è ed esserlo con forza, con coraggio, fa la differenza tra chi si eleva a potenza e chi no, tra chi non cerca scuse, non trova alibi, non scarica sugli altri il rinculo dei propri fallimenti, assumendosi la responsabilità della sua vita, della sua felicità, e chi invece sembra sempre delegarla a qualcosa fuori di sé, quasi fosse un bene che capita per caso, accidentalmente, e non una conquista che ci aiuta a costruire, ad edificare, le donne e gli uomini che siamo.

L’erronea attribuzione della tua “Donne al quadrato” ad Alda Merini ti ha facilitato il compito o ti ha messo difficoltà?

Nel 2008 ho aperto un blog, ancora esistente sebbene meno curato di un tempo: Nel giardino dei ciliegi. Il 7 Novembre 2012, ho scritto “Donne al quadrato”, il testo diffuso in rete con l’attribuzione errata ad Alda Merini che, a distanza di oltre quattro anni, non riesco ancora ad arginare. Si è generato un tam tam di condivisioni sui social, con la fonte sbagliata, diffusosi progressivamente a macchia d’olio, cosa che succede non di rado quando si copia-incollano citazioni tratte dai libri, o dai film, senza prima verificarne la provenienza. Mi permetto di citare un caso famosissimo: “A morte devagar” di Martha Medeiros, notoriamente conosciuta come “Lentamente muore” ed erroneamente attribuita a Pablo Neruda.
Il fatto in sé mi ha fortemente sorpresa e, senza dubbio, gratificata: Alda Merini è un’eccellenza assoluta ed inarrivabile del panorama letterario, un esempio a cui tendere, ed essere “confusa”, per così dire, con la sua penna è motivo d’orgoglio. Ma allo stupore si è affiancato un po’ di rammarico poiché vorrei che il mio lavoro venisse riconosciuto, appunto, come mio. Soprattutto data l’esistenza del blog – in cui data ed ora di pubblicazione sono antecedenti a tutte le successive condivisioni in rete con l’attribuzione errata, e dimostrano la mia “maternità” come autrice – della pubblicazione di un libro, che prende il titolo proprio dal brano in oggetto, e delle dichiarazioni delle figlie di Alda, le quali hanno gentilmente chiarito, in più di un’occasione, che il testo è mio.

Quanto c’è di autobiografico in questo tuo libro?

Praticamente tutto. Quando scrivo, semplicemente, mi racconto e, per potermi raccontare con sincerità, con autenticità, non posso che partire da fatti e accadimenti che mi vedono coinvolta in prima persona.

Infine ti chiediamo di partecipare alla nostra campagna social #ImWoman completando la frase: “Io sono donna perché…”

Io sono donna perché sono coraggiosa.

© Riproduzione Riservata