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Annie Ernaux, “Scrivere mi aiuta a comprendere e sopportare la vita”

Annie Ernaux al Salone Internazionale del Libro di Torino ha dialogato con Daria Bignardi intorno al suo nuovo romanzo "Memoria di ragazza" (L'Orma)

TORINO – C’è chi scrive per divertire, c’è chi scrive per divertirsi, c’è chi scrive per sfoggiare la propria bravura e chi per placare un tarlo, una pena persistente che non dà pace. A quest’ultimo gruppo di scrittori appartiene Annie Ernaux, la grande scrittrice francese che al Salone Internazionale del Libro di Torino ha dialogato con Daria Bignardi intorno al nuovo romanzo dell’autrice d’oltralpe, “Memoria di ragazza” (L’Orma). “Mi sono innamorata di Annie – ha raccontato la Bignardi introducendo l’incontro – come ci si innamora di certi tipi che quando li vedi, già da lontano, capisci che devi stargli alla larga, perché capisci che ti piaceranno troppo”.

LA RAGAZZA DEL ’58 – “Memoria di ragazza” è la storia di una ragazza che nell’estate del 1958 per prima volta, lontana dalla famiglia, scopre se stessa, l’amore, il sesso, l’invasivo giudizio degli altri, il peso di essere giovane e un’insaziabile sete di libertà. Un libro che la scrittrice inseguiva da parecchio tempo. “Quell’estate mi ha segnato profondamente, tanto che provai subito a scriverne ma il risultato fu molto lontano dalla realtà – ha raccontato a Torino Annie Ernaux – in compenso nacque il gesto della scrittura e dieci anni dopo iniziò la mia carriera di scrittrice, anche se parlai di tutt’altro, come della vergogna sociale e della classe d’appartenenza. Quando nel 2008 ho pubblicato ‘Gli anni‘ ho capito che non avevo più scuse, non potevo più aspettare di scrivere di quel ‘58. Scrivere libri per me è il tentativo di andare in fondo per trovare qualcosa”.

LA DISTANZA – “In tutti i miei libri scrivo come se la persona di cui parlo fosse un’altra donna e ho spinto all’estremo questa posizione di scrittura ne ‘Gli anni‘, in cui l’io non c’è più, c’è una lei, è una forma di dissociazione, che spero non patologica”, ha raccontato la scrittrice francese, che in tutti suoi libri in qualche modo racconta di lei, della sua famiglia. “La scrittura per me consiste nell’affrontare l’indicibile e l’ingestibile – ha spiegato – scrivere mi aiuta a comprendere e a sopportare la vita, anche se spesso penso che più che a capire la scrittura sia utile ad aprire piste e percorsi. Ci sono molte cose che mi toccano, che mi danno fastidio, molte cose contro le quali sento di volermi rivoltare nella vita e nella scrittura mi sento capace di dominare la situazione, la scrittura mi fa sentire nel posto giusto. Quando scrivo so che sto facendo quello che devo fare, solo quando scrivo mi sento al posto giusto”.

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