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Amélie Nothomb, “Dovremmo leggere le favole non solo da bambini ma tutta la vita”

Abbiamo intervistato la scrittrice belga Amélie Nothomb, in Italia per presentare il suo nuovo libro...

MILANO – In testa porta la solita tuba quando la vediamo arrivare, attraversare la strada e avvicinarsi alla Libreria La Tramite, in piazza Medaglie d’oro 3, a Milano. Tante sono le persone accorse per incontrarla e lei ne è contenta, abbraccia tutti e parla con chi si avvicina per farle firmare la copia del nuovo libro, “Riccardin dal ciuffo“, uscito qualche giorno fa per Voland. Parliamo naturalmente di Amélie Nothomb, che nel suo ultimo lavoro rivisita in chiave contemporanea la popolare favola francese resa celebre dalla versione di Charles Perrault. La favola parla del giovane principe Déodat, incommensurabilmente brutto ma dotato di un’intelligenza e uno spirito fuori del comune, e della bellissima e incantevole Trémière, fornita di un ingegno piuttosto limitato.

CRESCERE NELLE FAVOLE – “Nella mia vita le favole sono sempre state importantissime – ci racconta Amélie – sono cresciuta con quelle occidentali che mi raccontava mia madre tanto con quelle orientali che mi raccontava la mia tata in Giappone”. E le favole di Parrault la accompagnano da sempre. “Le ho lette tutte quando avevo tredici anni – confessa l’autrice di “Igiene dell’assassino” – e le ho rilette quando di anni ne avevo trentatré, giusto per farle capire quale importanza abbiano avuto nella mia vita, ed per questa ragione che ho deciso di appropriarmene e di scrivere una mia versione di una sua favola”.

L’OSSESSIONE DELL’ASPETTO – Uno dei temi centrali della favola di “Riccardin dal ciuffo” è quello dell’aspetto, tema molto attuale perché “siamo tutti ossessionati dalle apparenze”. “Io per prima – racconta la scrittrice – non ho mai sopportato il mio fisico, così ho deciso di aiutarmi col cappello, perché so che tutti giudichiamo e siamo giudicati in base a come appariamo”. Uno degli obiettivi dichiarati di questo nuovo libro è infatti “stravolgere l’impostazione che tutti quanti abbiamo per quanto riguarda questa ossessione per l’apparenza”. Leggere, a questo proposito, è quanto mai necessario per salvarci dal rischio che ogni giorno corriamo di considerare la superficie un confine invalicabile, oltre il quale lo sguardo non procede. Una barriera tanto alta da limitare la nostra conoscenza delle persone e del mondo.

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