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Aldo Grasso, “La sitcom televisiva è una forma d’arte”

Al Senso del ridicolo di Livorno, Aldo Grasso ha spiegato per quali ragioni la sitcom è il genere ideale della televisione e perché in Italia non produciamo serie tv di qualità

LIVORNO – “La sitcom è semplice da guardare ma complessa da creare. La sitcom è l’unica parte del palinsesto televisivo che – oltre ai film – continueremo a guardare in futuro. La sitcom ha fatto superare alla televisione quel senso di inferiorità che da sempre il piccolo schermo ha provato per le forme di comunicazione più complesse – come letteratura e cinema – perché la sitcom è, a tutti gli effetti, una forma d’arte”. E’ questo il pensiero di Aldo Grasso, considerato da molti il più grande esperto di televisione italiana. Nel suo discorso a “Il senso del ridicolo” ha cercato di spiegare perché, secondo lui e John Ellis (esperto di comunicazione), le sitcom sono il genere ideale della televisione.

VALORIZZARE GLI SCENEGGIATORI – “Il punto di forza delle sitcom – ha esordito Grasso – sta proprio nella loro semplicità, che è data dalla malleabilità della produzione, dall’intrinseca capacità di adattarsi a contesti e situazioni, dal suo saper rinnovarsi pur rimanendo sempre sé stessa. Un genere che ha saputo rivelarsi facile e familiare per il pubblico”. E proprio grazie a questa semplicità che l’umorismo delle sitcom non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Ma un tale risultato si può raggiungere solo grazie a una buona sceneggiatura, una di quelle cose di cui si rimane sconvolti quando se ne parla in Italia. “Sì, perché da noi gli sceneggiatori sono sempre stati poco valorizzati, forse a causa della lunga tradizione del cinema realista, che produceva film girati per strada, il più possibile da vero”. Le sitcom, invece, sono frutto di una lunga preparazione, necessaria per far cogliere immediatamente le allusioni, i giochi di parole, i diversi livelli di significato.

I PROBLEMI DELLA SITCOM ITALIANA – “Sono macchine, le sitcom, che devono funzionare alla perfezione, perché se fosse altrimenti salterebbe il meccanismo della risata – dice il professore – e se c’è una cosa che la televisione italiana non ha capito è che le sitcom non si possono fare senza che abbiano alle spalle una sviluppata macchina produttiva”. D’altra parte, con un ricambio dirigenziale come quello della Rai, si fanno serie di scarsa qualità e breve durata, in modo che la sitcom esca quando il dirigente che ne ha avviato la produzione è ancora in carica. “Come si può pensare in grande in questo modo?”, si è chiesto Aldo Grasso. Inoltre, il pregiudizio moralistico che gli intellettuali covano nei confronti della televisione non aiuta e pochi giovani brillanti vengono indirizzati verso una scuola di sceneggiatura. “Certo – ha chiuso Grasso – per far una buona fiction servono belle facce e bravi attori, ma senza una buona sceneggiatura non si va da nessuna parte”.

Dario Boemia

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