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A rischio i luoghi di Leopardi, dalla casa di Silvia all’ermo colle

La natura può dare gioia, serenità e pace, come angoscia, paura e morte. Morti non ne hanno causati le scosse di questi giorni ma i luoghi di Giacomo Leopardi hanno tremato per l'ennesima volta

MILANO – La natura può dare gioia, serenità e pace, come angoscia, paura e morte. Morti non ne hanno causati le scosse di questi giorni ma i luoghi di Giacomo Leopardi hanno tremato per l’ennesima volta, tanto che la sua casa a Recanati è da due giorni chiusa per precauzione e il colle dell'”Infinito” è stato lesionato dal terremoto. ”La fessura – ha dichiarato all’ANSA il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo – ha messo in evidenza come lo scivolamento a valle, provocato da una grave debolezza idrogeologica, ha fatto danni forse irreversibili”. I 27 manoscrittri (tra i quali anche il componimento dedicato all'”ermo colle“) – che erano attesi a Bologna – sembra invece che rimarranno nelle Marche, per ora conservati nel caveau di una banca.

TRA LE MACERIE CRESCERA’ LA GINESTRA – La natura ha ossessionato Leopardi per tutta la vita. Nella poesia “A Silvia”, scrive per esempio: “O natura, o natura, / perché non rendi poi / quel che prometti allor? perché di tanto / inganni i figli tuoi? “. I suoi figli in questi giorni si sono visti portar via tutto: il loro passato, presente e futuro, le conquiste di una vita, i sogni e i progetti su cui lavoravano. Ma è proprio quando sembra tutto perduto – ci ha insegnato Leopardi – che arriverà il sabato, “Pien di speme e di gioia”, come dicono i versi del giovane favoloso. La ginestra, come ha scritto su “La Stampa” questa mattina Alessandro D’Avenia, “nonostante tutto fiorisce e consola la campagna in cui cresce”. Non c’è poesia nella tragedia ma la poesia può indicare la via per dare una svolta alla situazione.

IL COLLE DELL'”INFINITO” – Giacomo Leopardi amava passeggiare sul colle che ha immortalato nel più famoso dei suoi Idilli, “Infinito”. Amava i suoi “sovrumani silenzi” e la sua “profondissima quiete” ma ciò che più lo affascinava non era ciò che il colle mostrava ma ciò che, grazie alla siepe, nascondeva. L’ostacolo gli permetteva di fantasticare e meditare, su quello che può essere ma che non è o che ancora non è. E cosa c’è di più infinito del futuro? Un futuro nel quale dovremo trovare una soluzione per la crepa nel colle, per i manoscritti, dovremo riaprire la casa di Leopardi e soprattutto restituire a migliaia di sfollati la loro casa, i loro sogni e la loro quotidianità.

PHOTO CREDITS: Ansa.it

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