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8 lezioni di vita che ogni donna contemporanea può imparare dai romanzi di Jane Austen

Le eroine dei romanzi di Jane Austen sono caratterizzate da forza, fiducia e indipendenza. Ecco 8 lezioni di vita tratte da Jane Austen che ogni donna dovrebbe fare proprie

MILANO – I personaggi femminili creati da Jane Austen sono molto più progressisti, innovativi e – udite udite – femministi di quanto non possa in realtà apparire. Sebbene la trama di ogni libro della Austen sia incentrata su una o più donne all’inesausta ricerca del matrimonio perfetto (tematica non propriamente femminista, tutto sommato), se si analizzano le donne rappresentate dall’autrice, troviamo dei caratteri forti, intelligenti, fieri e indipendenti: perseguono gli obiettivi posti dalla propria volontà personale nei limiti dell’accettabilità sociale dell’800. Potremmo definirli personaggi “femministi”, per quanto fosse possibile concretizzare una tale ideologia nel periodo in cui le vicende sono state scritte e ambientate. Il sito bustle.com propone le 8 lezioni di vita che ogni donna contemporanea può imparare dai libri di Jane Austen. Ve le proponiamo.

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Non si deve giudicare le altre donne in base alle loro scelte

In “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, Elizabeth Bennet si rammarica moltissimo quando la sua cara amica Charlotte Lucas acconsente a sposare Mr. Collins. Avendo promesso a se stessa di sposarsi solo per amore, Elizabeth è colta di sorpresa dalla decisione di Charlotte di sposarsi per convenienza. La realtà è che Charlotte è uno spirito meno sognante e più pratico rispetto a Elizabeth: non riuscendo a concepire altre prospettive valide per sposarsi, ritiene che trascorrere la sua vita al fianco di Mr. Collins possa essere la scelta migliore per lei. Eppure, vedendo come i due riescano a essere sorprendentemente felici insieme, Elizabeth comprende come non possa essere sicura di cosa sia meglio per gli altri, e pertanto non ha alcun diritto di giudicare le scelte altrui.

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Non dobbiamo accontentarci, se riteniamo di meritare di più

Sempre in “Orgoglio e pregiudizio”, Elizabeth Bennet decide di sposarsi esclusivamente per amore, arrivando a rifiutare la proposta di matrimonio del facoltosissimo – ma non troppo garbato – Mr. Darcy. Quando quest’ultimo le chiede la mano, Elizabeth si infuria e in maniera piuttosto comprensibile, a dire il vero. Infatti Mr. Darcy le rivela di amarla, nonostante la sua educazione un po’ grezza e il suo lignaggio famigliare non all’altezza del proprio. Elizabeth dà in escandescenze: nessuno, nemmeno il proprietario della tenuta di Pemberley, si può permettere di farla sentire inferiore. Lei, come qualunque altra donna, si merita qualcuno che la rispetti per quello che è. Elizabeth e Charlotte hanno caratteri differenti che le portano a scelte opposte, ma che comunque riflettono ciò che esse credono le renderà felici.

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Spetta a noi farci carico della nostra felicità

Quando Lady Catherine de Bourgh, la dispotica zia di Mr. Darcy, piomba in casa Bennet per imporre che Elizabeth rifiuti la proposta di matrimonio di Mr. Darcy – non è opportuno, i Bennet non sono socialmente alla pari dei Darcy –, Elizabeth non le permette di screditare lei e la sua famiglia in tal modo. Elizabeth è risoluta nel perseguire esclusivamente la propria felicità, infischiandosene del prestigio sociale e dei fattori economici: la sua felicità viene prima, e la protagonista di “Orgoglio e pregiudizio” non è disposta ad ascoltare chiunque provi a dirle cosa dovrebbe o non dovrebbe fare.

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Fiducia, fiducia e ancora fiducia

Di tutti i personaggi femminili di Jane Austen, Emma Woodhouse, la protagonista di “Emma”, è di certo il più “apertamente” femminista: è, in sostanza, il leader carismatico della propria famiglia – il fragile e piagnucoloso Mr. Woodhouse è divertente, ma in realtà piuttosto inutile –, e sceglie di rinunciare al matrimonio perché ritiene di possedere già una soddisfacente considerazione in società. Ha una ferrea volontà, una granitica fiducia in se stessa, è fiera e indipendente. Non permette che il fatto di essere una donna interferisca sul prestigio sociale che ha conquistato.

 

Accettiamoci per quello che siamo. Nessuno è perfetto, si impara dai propri errori. E non c’è niente di male in questo

Emma, oltre a essere un fulgido esempio di fiducia nelle proprie capacità, è anche un tantino tiranneggiante: personaggio affascinante è complesso, nonostante sia sempre mossa da buona volontà, interferisce nelle vite altrui, arrogandosi il diritto di sapere cosa sia meglio per gli altri. Quando prova a trovare un marito all’amica Harriet, non solo fallisce miseramente, ma ferisce anche i sentimenti dell’amica che avrebbe solo voluto aiutare. A discapito della sua eccessiva fiducia nei propri mezzi, Emma non sa cosa sia il meglio per gli altri, ma dimostra grande determinazione in quanto non lascia che i propri fallimenti la abbattano. È disposta infatti ad accettare la realtà, correggere i propri errori e cercare sempre di fare il meglio per Harriet.

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C’è un posto speciale all’inferno per le donne che tradiscono le proprie amiche. Bisogna saper tagliare i ponti

Ne “L’abbazia di Northanger”, Catherine Morland stringe amicizia con Isabella Thorpe, dandole fiducia senza accorgersi di come la donna sia in realtà una vile manipolatrice intenzionata a sposare il miglior offerente. Quando la vera natura di Isabelle inizia a trasparire, Catherine ne rimane sorpresa, confusa e ferita. Tuttavia è forte e determinata a sufficienza da riuscire a interrompere ogni rapporto con una persona spregevole, che si limitava a usarla per raggiungere i suoi loschi fini.

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Ci vuole coraggio per fronteggiare le persone che amiamo, ma è un errore non farlo

In “Persuasione”, Anne Elliot a 19 anni crolla sotto la pressione della sua posizione sociale, rompendo così il fidanzamento con il giovane ufficiale di marina Frederick Wentworth. Quando lo incontra di nuovo a distanza di tempo, si rende conto che i sentimenti nei suoi confronti non sono mai cambiati. Anche se a 19 aveva ottime ragioni per non sposare Wentworth, Anne si è “condannata” a una vita di infelicità, mettendo al primo posto le aspettative della propria famiglia per un matrimonio “vantaggioso”, a discapito dei propri sogni e delle proprie esigenze. A 26 anni, Anne decide di non sottostare passivamente a un destino che non ha scelto, e sposerà finalmente l’amore della sua vita.

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Anche se le probabilità sono contro di noi, dobbiamo seguire il nostro cuore

In “Mansfield Park”, Fanny Price è stata allevata dai suoi ricchi zii, i Bertram. Sebben abbia ricevuto un’educazione di alto livello e abbia goduto degli stessi privilegi dei suoi cugini, i suoi zii non perdono occasione per ricordarle le sue umili origini. Eppure Fanny diventa l’orgoglio e la gioia di suo zio quando riceve una proposta di matrimonio dall’abbiente e affascinante Henry Crawford. Fanny tuttavia non ha molto potere sulle decisioni della propria vita, ma su questa si impunta: rifiuta di piegarsi alla volontà dello zio e di sottostare a un matrimonio di convenienza con un uomo del quale non si fida. Tenendo fede alle proprie convinzioni, Fanny va incontro alla rabbia e al risentimento dello zio, ma riuscirà infine a trovare il suo lieto fine.


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