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6 italiani su 10 non leggono nemmeno un libro all’anno

I dati dell'Istat sono sconcertanti: solo 4 italiani su 10 leggono almeno un libro all'anno. Ciò vuol dire che il 60% non legge nemmeno un libro all'anno

MILANO – I dati dell’Istat sono sconcertanti: soltanto 4 italiani su 10 leggono almeno un libro all’anno. Ciò vuol dire che il 60% degli eredi di Dante e Petrarca non legge nemmeno un libro all’anno. E ciò che forse fa più preoccupare è che la situazione stia peggiorando: l’Italia ha perso negli ultimi sei anni 3 milioni e 300 mila lettori. E continuano a leggere più le donne che gli uomini. A godere maggiormente dei libri continuano ad essere più le donne. Nel 2016, infatti, solo 1 uomo su 3 legge un libro all’anno mentre le donne sono 1 su 2.

IN CRISI LA LETTURA TRA I GIOVANI – Tradizionalmente uno dei settori trainanti dell’editoria è sempre stato quello dei ragazzi in età scolare. Eppure anche in questa fascia d’età l’Istat ha registrato una decrescita rispetto ai primi anni 2000. Infatti i lettori maschi tra 11 e 14 anni sono diminuiti del 25%. Il problema è che chi non legge da giovane è molto difficile che comincerà a leggere col passare degli anni. Ma perché la lettura perde popolarità? Perché leggono sempre meno persone? Sono tanti 3 milioni e 300 mila lettori in meno in sei anni rispetto a una popolazione che a stento arriva a 60 milioni. Le ragioni sono varie.

LE CAUSE –  Probabilmente è vero quello che scrive Linda Laura Sabbadini su “La Stampa” di ieri: “l’uso di Internet è entrato in concorrenza con la lettura di libri”. Però è anche vero, come ricorda la giornalista del quotidiano piemontese, che i primi fruitori di Internet sono stati i lettori. Il problema principale, forse, consiste nel fatto che la lettura necessita di una concentrazione e di una continuità di cui le nuove tecnologie ci stanno privando. E i nativi digitali (che – come abbiamo visto – leggono meno rispetto a prima), la lettura breve, veloce e frammentata è l’unica forma di lettura che conoscono. Eppure dal 2010 tante iniziative sono sorte a favore della lettura. Basti pensare all’incredibile numero di Festival letterari che sono nati negli ultimi anni in Italia, come “Il senso del ridicolo” di Livorno o “Taobuk” di Taormina. Forse ha ragione Matteo Strukul quando dice che “una delle cause del calo della lettura e del cattivo stato di salute dell’editoria sia l’autoreferenzialità del mondo letterario, dedito a una autocelebrazione assolutamente sterile, che mira a dividere la critica dal pubblico, autori maggiori da autori minori”.

 

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