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5 poesie contro la guerra da leggere per riflettere

Contro la guerra si sono schierati i più grandi poeti e intellettuali della storia: ecco 5 poesie contro la guerra che abbiamo tutti bisogno di leggere.

La guerra è atroce, violenta, porta morte e distruzione. L’umanità, purtroppo, la conosce fin troppo bene. C’è chi scappa, chi invece non fa in tempo, chi viene ucciso ingiustamente, prima ancora di avere il tempo di dire la prima bugia. La guerra, per come l’abbiamo ereditata dai conflitti mondiali, colpisce a tappeto, buoni e cattivi, innocenti e colpevoli. A dimostarlo è ciò che da un anno ormai sta accadendo in  Ucraina.

Crisi Ucraina, 5 libri da leggere per capire cosa sta succedendo

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Nell’attesa di capire cosa succederà, ecco una serie di libri da leggere per comprendere meglio le crisi Ucraina, le tensioni tra Occidente e Russia e perché il territorio ucraino sia oggetto di contesa da anni.

Contro la guerra si sono schierati tutti i più grandi poeti e intellettuali della storia: c’è chi ha raccontato la propria esperienza sui diversi fronti di guerra, altri invece sono stati impotenti spettatori di fronte agli scontri. Eppure non riusciamo a imparare dal passato, come dimostra la crisi tra Russia e Ucraina : è passato un anno esatto da quel 24 febbraio 2022, quando Putin dapprima annunciava il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, quindi ordinava l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, secondo il Cremlino, di “assicurare la pace”. 

5 poesie sulla guerra da leggere per riflettere

Vi proponiamo cinque poesie contro la guerra che abbiamo tutti bisogno di leggere.

PROMEMORIA di Gianni Rodari

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.

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UNA POESIA di Marianne Williamson

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati,
la nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura.
È la nostra luce, non il nostro buio che ci fa paura.
Noi ci chiediamo: “Chi sono io per essere così brillante, così grandioso?
Pieno di talenti, favoloso?”
In realtà chi sei tu per non esserlo?
Tu sei un figlio di Dio.
Se tu voli basso, non puoi servire bene il mondo.
Non si illumina nulla in questo mondo se tu ti ritiri, appassisci.
Gli altri intorno a te non si sentiranno sicuri.
Noi siamo nati per testimoniare la gloria di Dio dentro di noi.
Non soltanto in qualcuno, ma in ognuno di noi.
Nel momento in cui noi permettiamo alla nostra luce di splendere.
Noi inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso.
Nel momento in cui noi siamo liberi dalla nostra paura.
La nostra presenza stessa, automaticamente, libera gli altri.

 

David Grossman, un libro per capire la guerra tra Israele e Palestina

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Lo scorso fine settimana, dopo giorni di tensioni, sono ricominciati gli scontri tra Israele e la Striscia di Gaza. Una storia lunghissima che possiamo capire anche leggendo David Grossman.

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LA GUERRA CHE VERRÀ di Bertolt Brecht

La guerra che verrà
Non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente. 
 
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VALORE di Erri De Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi
vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere
in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome
del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
 
Robert Capa, la foto simbolo della sofferenza della guerra

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Ancora oggi Robert Capa rimane il fotografo di guerra più famoso al mondo: i suoi scatti sono diventati icone, capaci di comunicare il dolore universale

 
  

DULCE ET DECORUM EST di Wilfred Owen

Piegati in due, come vecchi accattoni sotto sacchi,
con le ginocchia che si toccavano, tossendo come streghe, bestemmiavamo nel fango,
fin davanti ai bagliori spaventosi, dove ci voltavamo
e cominciavamo a trascinarci verso il nostro lontano riposo.
Uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali
ma avanzavano con fatica, calzati di sangue. Tutti andavano avanti zoppi; tutti ciechi;
ubriachi di fatica; sordi anche ai sibili
di granate stanche, distanziate, che cadevano dietro.

Gas! Gas! Veloci, ragazzi! – Un brancolare frenetico,
mettendosi i goffi elmetti appena in tempo;
ma qualcuno stava ancora gridando e inciampando,
e dimenandosi come un uomo nel fuoco o nella calce…
Pallido, attraverso i vetri appannati delle maschere e la torbida luce verde,
come sotto un mare verde, l’ho visto affogare.

In tutti i miei sogni, prima che la mia vista diventasse debole,
si precipita verso di me, barcollando, soffocando, annegando.

Se in qualche affannoso sogno anche tu potessi marciare
dietro al vagone in cui lo gettammo,
e guardare gli occhi bianchi contorcersi nel suo volto,
il suo volto abbassato, come un diavolo stanco di peccare;
se tu potessi sentire, ad ogni sobbalzo, il sangue
che arriva come un gargarismo dai polmoni rosi dal gas,
ripugnante come un cancro, amaro come il bolo
di spregevoli, incurabili piaghe su lingue innocenti, –
amica mia, tu non diresti con tale profondo entusiasmo
ai figli desiderosi di una qualche disperata gloria,
la vecchia Bugia: Dulce et decorum est
pro patria mori.

(Traduzione italiana a cura di Emanuela Zampieri)
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